lunedì 7 gennaio 2008

Capitolo 7-differenze di genere e di età



Mascolinità e femminilità come dimensione cultuale di una società

In una ricerca internazionale molto estesa relativa ai valori culturali, Hoftede ha identificato un'unica dimensione culturale su cui gli uomini e le donne intervistati ( più di 40.000) discostano sensibilmente.
Analizzando le risposte alla seguente domanda: “Provate a identificare tra diversi fattori quelli che costituiscono un lavoro ideale secondo il vostro punto di vista?” trovò una polarizzazione delle risposte.

Per il punto di vista maschile erano molto importanti:
1) Il guadagno e l’opportunità di migliorarlo
2) Il riconoscimento inteso come l’ottenimento di approvazione conseguente ad un lavoro ben fatto
3) La carriera come opportunità di conquistare posizioni più elevate nella gerarchia aziendale
4) Le sfide relative ad un lavoro che dia la possibilità di misurarsi

Dall’altro lato, dal punto di vista femminile, si dava più importanza ai seguenti aspetti:

5) Lo stile del superiore gerarchico e la conseguente buona relazione che ne consegue
6) La cooperazione, intesa come stile prevalente diffuso nel gruppo di lavoro
7) La sicurezza del posto come possibilità di lavorare con la stessa azienda per un lungo periodo.

Nessuno degli altri elementi analizzati da Hofstede che sono distanza di potere, individualismo vs collettivismo, aggirare l’incertezza, mostrano una così grande differenza al maschile e al femminile come le attese relative al lavoro. In particolare gli uomini enfatizzano i punti 1 e 3, mentre le donne il 5 e il 6.

Da queste considerazioni Hofstede definisce la mascolinità e la femminilità come categorie di analisi di un contesto.
La prima la identifica con la capacità prevalente di essere assertivi, razionali e orientati al successo materiale; viceversa la femminilità di un contesto definisce il grado di empatia diffuso, la cooperazione e l’orientamento alla qualità della vita.
Queste sono delle caratteristiche riscontrabili in una realtà organizzativa indipendentemente dalla composizione di genere prevalente. Anche un contesto con molti uomini presenti può avere, per particolari motivi di formazione culturale, un orientamento femminile. Così come un contesto con molte donne può strutturare comportamenti prevalentemente maschili.

Affrontare le differenze di genere significa addentrarsi in un universo culturale.
Occorrono quindi diversi equilibri: bisogno leggere molto attentamente la realtà prima di giudicarla, bisogna soppesare con accuratezza gli eventuali stereotipi, infine bisogna evitare di appiattire le differenze.
Fatte queste premesse è molto interessante osservare come la mascolinità e la femminilità cambiano nelle diverse nazioni e, all’interno dei diversi contesti geografici, cambiano nel tempo.
Sono molte le conseguenze della visione del maschile e del femminile nelle diverse società: la divisione sociale del lavoro, il livello di condivisione del lavoro domestico, la possibilità di accedere a determinate posizioni, e così via.
Nella società occidentale spesso di tratta di sfumature. In altri contesti nascere maschi o femmine può significare molto di più: a volte la possibilità stessa di sopravvivere.

Se oggi in Occidente la donna è al pari con l'uomo non è per una naturale evoluzione della società,bensì grazie alle lotte e prese di posizione del movimento femminista.




Con il termine femminismo, in modo semplificativo, si può indicare
la posizione di chi sostiene la parità politica, sociale ed economica tra i sessi, ritenendo che le donne sono state e che tuttora sono, in varie misure, discriminate rispetto agli uomini e ad essi subordinate;
la convinzione che il sesso biologico non dovrebbe essere il fattore pre-determinante che modella l'identità sociale o i diritti sociopolitici o economici della persona;
il movimento politico che ha rivendicato e rivendica pari diritti e dignità tra donne e uomini e che –in vari modi- si interessa alla comprensione delle dinamiche di oppressione di genere.
Il femminismo è, di fatto, un movimento complesso ed eterogeneo, che si è sviluppato con caratteristiche peculiari in ogni paese ed epoca. Molti fattori contribuiscono a definire e ri-definire il concetto di femminismo e le pratiche politiche ad esso connesse ( ad esempio classe, etnia, orientamento sessuale). Al suo interno ci sono quindi diverse posizioni e approcci teorici, tant’è che ad oggi alcune studiose, teoriche e/o militanti femministe parlano di ‘femminismi’.
Vi sono teorie contrastanti riguardo all'origine di questa subordinazione ed in merito al tipo di percorso da portare avanti per liberarsene: se lottare solo per le pari opportunità tra uomini e donne o anche sulla necessità o meno di criticare radicalmente le nozioni di "identità sessuale" e "identità di genere, oppure per eliminare alla radice i ruoli, la subordinazione e/o l'oppressione femminili.
Il femminismo è criticato dalle correnti "antifemministe" del "movimento degli uomini".
Dal 1970 al 1980 il movimento femminista occidentale comincia a porsi obbiettivi rivoluzionari, negli Usa, in Francia, Germania, Italia, ecc. Il via viene dato, sempre negli Usa, nel 1969 dall'uscita del libro di Kate Millet, Sexual politics, portabandiera della corrente radicale del femminismo, secondo la quale i rapporti tra i sessi sono rapporti di potere e il patriarcato tuttora vigente è un sistema di oppressione contro le donne.
Negli anni anni Settanta il movimento delle donne, almeno nella sua parte maggioritaria, ha centrato le sue pratiche politiche dall'analisi della soggettività, che pure permane ancora oggi in alcuni gruppi, a un ambito sociale lottando per la conquista di più ampi diritti civili che hanno portato in Italia all'introduzione del divorzio nel 1970, alla modifica del diritto di famiglia nel 1975, all'istituzione dei consultori familiari, alla legge sulle pari opportunità, alla liberalizzazione dei contraccettivi e all'approvazione della legge che regola l'aborto nel 1978, alla costituzione dei Centri antiviolenza e alle Case delle donne.
Il femminismo ha pertanto rimesso in discussione, con un'analisi politica "a partire da sè" ( autocoscienza), tutti i settori della società, della quale contestava l'aspetto ed il carattere fortemente maschilista, ed il fatto di essere retta su discriminazioni di sesso individuando i nessi esistenti tutt'oggi tra la sessualità e i poteri.


Nessun commento: