lunedì 7 gennaio 2008

Capitolo 6-stratificazione,classi sociali e mobilità


Stratificazione sociale: sistema delle disuguaglianze sociali di una società sotto l’aspetto distributivo delle ricompense materiali e simboliche e relazionale riguardo ai rapporti di potere esistenti tra di essi.
Strato è un insieme di individui che godono della stessa quantità di risorse o che occupano la stessa posizione nei rapporti di potere.
Lenski ha teorizzato le condizioni che favoriscono le disuguaglianze sociali: esse erano minime nelle società dedite a caccia e raccolta, sono diventate ampie nelle società orticole, più estese in quelle agricole per poi diminuire in quelle industriali. In pratica la disuguaglianza aumenta con l’aumentare del surplus produttivo economico e con l’aumentare della concentrazione del potere politico.
Teorie della stratificazione. Teoria funzionalista. La principale necessità funzionale che spiega la presenza universale della stratificazione è l’esigenza di collocare e motivare gli individui nella struttura sociale. L’esistenza delle disuguaglianze è inevitabile e necessaria al buon funzionamento della società. Non tutte le posizioni hanno la medesima importanza funzionale, alcune sono più rilevanti e richiedono capacità speciali, appannaggio di poche e limitate persone; la conversione delle capacità in competenze poi richiede un periodo di addestramento con dei costi e dei sacrifici da parte di chi vi si sottopone, sforzi questi che vanno ricompensati materialmente e moralmente.
Teorie del conflitto. Viene qui negata la funzione vitale della stratificazione a favore di una situazione di conflitto continuo tra classi.
- Marx introduce nel 1848 il concetto di classe sociale senza lasciarne una definizione formale. La base delle classi è sempre economica, il suo asse portante si trova nei rapporti di produzione e nelle relazioni di proprietà. Nella società borghese il capitale industriale è la forma più importante di proprietà ed è detenuta dai borghesi, mentre i proletari non hanno che la loro forza lavoro. Le classi di Marx sono raggruppamenti omogenei di persone che hanno gli stessi livelli di istruzione, consumo, valori, credenze, abitudini, concezione della vita. La coscienza di classe emerge solo quando la classe si trasforma da classe in sé a classe per sé, prendendo coscienza di condividere interessi.
- Weber ha elaborato una teoria della stratificazione a più dimensioni individuando le fonti delle disuguaglianze in tre sfere: l’economia (interessi materiali comuni → classi sociali), la cultura (interessi ideali comuni → ceti ) e la politica (partiti o gruppi di potere per il controllo dell’apparato di dominio). Anche per Weber la definizione di classe è legata al possesso o alla mancanza di possesso, ma il criterio di fondo per l’appartenenza è la situazione di mercato: a) del lavoro, in cui si contrapponevano classe operaia e imprenditori; b) del credito, con debitori e creditori; c) delle merci, con consumatori e venditori. Weber distingue poi classi possidenti e classi acquisitive, privilegiate positivamente o negativamente: le possidenti privilegiate positive sono i redditieri che hanno miniere, navi, impianti, terre, le possidenti privilegiate negative sono i nullatenenti, in mezzo stanno le classi medie con limitate competenze professionali e piccole proprietà. Le classi acquisitive privilegiate positive sono gli imprenditori e i professionisti di alto livello, le acquisitive privilegiate negative sono i lavoratori.
I ceti entrano nella sfera della cultura e sono comunità con lo stesso stile di vita e un forte senso di appartenenza e si distinguono per il diverso grado di prestigio di cui godono; ogni ceto esige una condotta di vita particolare adeguata alla valutazione del gruppo (onor di ceto).
Le relazioni tra classi e ceti sono complesse: alcuni ceti nascono in seno alle classi, altri le trascendono; le classi sono più eterogenee e hanno origine dalla divisione del lavoro, i ceti sono di origine etnica, religiosa o culturale e tendono a fenomeni di chiusura sociale.
- Lenski e i sociologi americani propongono il principio dello squilibrio di status per una spiegazione pluridimensionale della stratificazione sociale. In ogni società esiste una pluralità di gerarchie (di reddito, di potere, di istruzione, di prestigio) ed ognuno occupa una posizione in queste classifiche: si ha equilibrio se la persona si trova in ranghi equivalenti nelle diverse gerarchie e di squilibrio nel caso opposto (nobile decaduto, industriale analfabeta, laureato spazzino). Lo squilibrio però necessita anche di contrasto con le aspettative della società ed è causa di frustrazioni e tensioni sociali che possono provocare isolamento sociale, disturbi psicosomatici o radicalizzazione.
La società moderna è caratterizzata dall’eguaglianza di diritto per tutti i suoi membri, ma questa non è un’eguaglianza fattuale.
Classificazione di Sylos Labini: è centrata sul tipo di reddito e vede tre grandi categorie di reddito: la rendita dei proprietari fondiari, il profitto dei capitalisti e il salario dei lavoratori; a queste si affiancano i redditi misti da lavoro e capitale (lavoratori autonomi), gli stipendi degli impiegati e i redditi dei lavoratori saltuari. Da queste categorie derivano cinque classi sociali, suddivise poi in sottoclassi:
- Borghesia, formata da grandi proprietari, imprenditori, alti dirigenti e professionisti.
- Piccola borghesia relativamente autonoma, composta da lavoratori autonomi dei tre grandi settori di attività.
- Classe media impiegatizia, impiegati pubblici e privati.
- Classe operaia, braccianti e operai dell’industria e del terziario.
- Sottoproletariato, composto da coloro che sono disoccupati, quindi fuori dalla sfera della produzione.
Classificazione di Goldthorpe: si basa su due criteri: la situazione di lavoro e la situazione di mercato, la prima si riferisce alla posizione nella gerarchia organizzativa degli individui in quanto inseriti in una posizione occupazionale; la seconda è il complesso di vantaggi e svantaggi, materiali e simbolici, di cui godono i titolari dei vari ruoli lavorativi (livello di reddito, possibilità di carriera, stabilità del posto). In base alle relazioni di lavoro gli occupati si distinguono in tre grandi categorie: imprenditori, che acquistano il lavoro altrui e lo controllano, lavoratori autonomi senza dipendenti, che non comprano e non vendono lavoro, lavoratoti dipendenti, che vendono il proprio lavoro.
Tenendo conto della situazione di mercato e del settore di attività economica si giunge ad uno schema a sette classi:
I – grandi imprenditori, professionisti e dirigenti di alto livello con redditi elevati, carriera, autonomia decisionale e autorità.
II – professionisti e dirigenti di livello inferiore
III – impiegati e addetti alle vendite
IV - piccola borghesia urbana e agricola con notevole autonomia di lavoro e differenti livelli di reddito e di sicurezza
V – tecnici di livello più basso con reddito decente e discreta sicurezza di lavoro
VI – operai specializzati di tutti i settori
VII – operai non specializzati di tutti i settori.
L’evoluzione della stratificazione delle classi sociali ha vissuto un’impennata negli ultimi due secoli con il declino delle classi agricole a favore della classe operaia a sua volta contrattasi per lo sviluppo del sistema terziario e della classe media impiegatizia: questa, come le altre vende il proprio lavoro, ma non ha contatto con le cose, bensì con le persone e i simboli, ed ha bisogno di un periodo di qualificazione.
I processi di proletarizzazione e di deproletarizzazione portano, i primi, al passaggio dalla piccola borghesia al proletariato, dall’autonomia alla dipendenza, i secondi, vanno nel senso opposto.
Negli ultimi anni si assiste alla divaricazione sociale, con un aumento del dislivello tra una classe di dirigenti e professionisti e una di “Macjobs” con bassissimo livello di qualificazione, soprattutto nei servizi al consumatore, occupato da figure marginali del mercato.
Al di sotto e al di fuori degli schemi di classificazione vi sono i disoccupati, una sottoclasse costituita da persone in stato permanente di povertà e dipendenza dall’assistenza pubblica. Fra questi ve n’è una quota culturalista (ragazze madri, espulsi dalla forza lavoro, delinquenti) figlia del welfare state e della rassegnazione che ingenera; e una quota strutturalista che nasce da una debolezza di fondo dell’economia che non fornisce più un numero sufficiente di posti di lavoro poco qualificati.
Distribuzione dei redditi. Reddito è quello che gli individui ricavano da salari, profitti, rendite, distinto dal patrimonio che è costituito da tutti i beni mobili e immobili posseduti. Il coefficiente di Gini misura le disuguaglianze nella distribuzione delle risorse economiche: se è uguale a 0 sta ad indicare che ogni famiglia riceve esattamente lo stesso ammontare di reddito di tutte le altre (massima uguaglianza), sennò misura lo scarto percentuale. Tale scarto varia molto di nazione in nazione, con minimi in Giappone e paesi scandinavi e massimi negli USA.
L’elevata corrispondenza (inversamente proporzionale) tra classe sociale e tasso di mortalità evidenziata nel secolo scorso non si è modificata con il miglioramento del welfare e delle condizioni sociali e sanitarie: la ragione è che persistono nelle classi inferiori stili di vita e occupazioni più rischiose e che in quelle elevate è diminuito ancor più il tasso di mortalità.
Mobilità sociale: passaggio di un individuo da uno strato, ceto, classe sociale ad un altro. Si distinguono al suo interno la mobilità:
- Orizzontale, passaggio da una posizione sociale all’altra dello stesso livello.
- Verticale, spostamento ad una posizione più alta o più bassa nel sistema di stratificazione.
- Di lungo raggio, spostamento verticale tra classi distanti tra loro.
- Di breve raggio, spostamento verticale tra classi contigue.
- Intergenerazionale, spostamento in confronto alla posizione della famiglia di origine.
- Intragenerazionale (di carriera), spostamento di un individuo nel corso della propria esistenza.
- Assoluta, numero complessivo di persone che si spostano da una classe all’altra.
- Relativa (fluidità sociale), grado di eguaglianza delle possibilità di mobilità dei membri delle varie classi; è tanto maggiore quanto meno la classe di origine esercita influenza sui destino sociali degli individui.
- Individuale, comprende tutte le forme esaminate finora.
- Collettiva, esprime i movimenti di interi gruppi rispetto a tutti gli altri gruppi sociali.
In Italia la mobilità sociale assoluta è stata molto forte negli ultimi decenni, per la contrazione della classe agricola e l’aumento di quella impiegatizia; si arriva fino al 59% della popolazione, con fenomeni generalmente a breve raggio. Negli altri paesi occidentali tali fenomeni hanno avuto ritmi e tempi diversi secondo l’entità del processo di industrializzazione, ma non vi è comunque una tendenza costante all’aumento o alla diminuzione di mobilità parallelo allo sviluppo economico.
Nei paesi occidentali vi è invece una forte mobilità intergenerazionale, anche se non vi è automaticamente un aumento della fluidità, quanto piuttosto un aumento delle dimensioni e dell’ampiezza di tali classi.



APPROFONDIMENTO:



Le caste sociali in Italia -scritto da Bruno Zarzaca







Viviamo in un sistema di caste? Temo di sì e mi spiego.
Nel 1974 esce il Saggio sulle classi sociali di Paolo Sylos Labini: un contributo alla conoscenza della società italiana del Novecento pubblicato in un momento di profonda crisi del Paese. Dopo trent'anni, mutatis mutandis, ci arrovelliamo sugli stessi problemi strutturali (torna il tema demodoxalogico della spirale della storia): Mezzogiorno, oligarchie, burocrazia, clientele, corruzione minano ancora oggi le fondamenta del sistema Italia. E torna il rischio di un conflitto civile poiché una discutibile distribuzione della ricchezza produce ancora differenti cittadinanze. All'epoca Sylos Labini individua tre grandi gruppi di classi sociali distinguendo le modalità del loro reddito: borghesia (redditieri, professionisti, imprenditori), piccola borghesia (impiegati, commercianti, agricoltori, militari, religiosi), classe operaia e sottoproletariato. Siamo più nella tradizione di Karl Marx, che guarda solo al rapporto con i mezzi di produzione, piuttosto che di Max Weber, che propone un concetto multidimensionale di classe sociale basato sulla ricchezza, il prestigio e il potere.
-Quello della stratificazione sarebbe un aspetto comune a tutte le società umane, anche se qualcuno sostiene possano esistere comunità egualitarie: così nel corso della storia, tra l'altro, l'umanità ha conosciuto la schiavitù (nelle civiltà antiche e poi in America), i ceti (nobiltà, clero, terzo stato in Europa), le caste (in India). Si tratta di raggruppamenti di fatto e di diritto dove la mobilità sociale è quasi nulla. Le classi sociali moderne, invece, in quanto raggruppamenti de facto ma non de iure, dovrebbero garantire l'uguaglianza di tutti i cittadini indipendentemente dalla loro appartenenza sociale.Guardando oggi alla situazione italiana, dunque, bisognerebbe parlare di caste piuttosto che di classi sociali. E l'uso del concetto di "casta" non sarebbe improprio come in altri tempi e contesti.Lo hanno utilizzato recentemente anche Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella pubblicando La casta, una documentata inchiesta sui misfatti della nostra classe politica. Solo per il marketing della Rizzoli che attribuisce (sic) l'intoccabilità dei paria ai nostri "insaziabili bramini" ricorderò che le tradizionali caste indù sono quattro: bramini (sacerdoti), ksatriya (aristocratici e militari), vaisya (agricoltori e imprenditori), sudra (servitori e operai). All'esterno di questo sistema stanno i paria, i fuoricasta (addetti ai lavori considerati impuri): sono loro gli "intoccabili". Naturalmente nell'India moderna le discriminazioni legate alle caste sono illegali, ma la stratificazione non è scomparsa e si è articolata in innumerevoli nuove caste e sottocaste.Possiamo dunque parlare di caste anche in Italia. Quella politica infatti è la più importante ma non l'unica: è quella che regola ex lege l'intero sistema e spartisce ricchezza e privilegi inverecondi tra poteri che l'ordine democratico vorrebbe separati. Così che gli interessi di politici, magistrati e giornalisti risultano scandalosamente intrecciati: sono loro la "casta dirigente" di borghesissima origine, figlia del familismo amorale studiato da Edward C. Banfield, che infesta anche imprenditoria e finanza. Poi ci sarebbero le caste intermedie, quelle delle altre corporazioni, dai notai fino ai tassisti... Qui il discorso si farebbe lungo e non esaurirebbe l'analisi del sistema delle caste che in Italia è tanto articolato quanto pernicioso: lo dimostrano le recenti tentate "liberalizzazioni" del ministro Bersani. Concludiamo allora con i fuoricasta, precari e sottoprecari le cui inumane condizioni di vita e di lavoro sono allo stesso tempo voraci germi del conflitto e impalpabile strumento di controllo.Lo scrivevo qualche anno fa in forma di blog:
Sono insopportabili i danni provocati dai terribili eventi prodotti dalla disperazione dei più contro l'incapacità dei pochi. Quei pochi arroccati a difendere inutili privilegi, giacché sotto le mentite spoglie di una democrazia formale (e irrealizzata) si consumano ignobili delitti contro l'ambiente umano, orribili misfatti a vantaggio delle stesse élite favorite dagli imperi e dalle dittature. Così il mai fluido sistema delle classi sociali si è incancrenito in caste: i confini tra le comunità umane diventano solchi, rughe di un sodalizio spinto al declino dai conflitti d'interesse, trincee sanguinose per conquistare quel che resta di un capitale che non si riproduce più in abbondanza. E la distribuzione della ricchezza è vieppiù furto perpetrato con destrezza dalle lobby affaristiche del teatrino politico. La giustizia è messa all'asta nel libero mercato: gli affari inumani richiedono leggine avverse a qualsiasi etica. Del resto, la dignità è concessa per via dinastica: chi non ha padrini è condannato all'ergastolo della precarietà. Perfino i sentimenti sono un lusso per chi non può permettersi un rifugio per l'intimità e un reddito per il futuro. La mafia del familismo liquida ogni altra speranza: sul ponte sventola bandiera ipocrita la cooptazione... Ma che bel regime democratico!
(www.tvtanic.com)
Zygmunt Bauman sostiene che la nostra è una postmodernità liquida: dissolve vecchie "solidità" come quelle religiose, specialmente con gli strumenti della comunicazione, ma mantiene saldi i rapporti di classe sostenuti dal primato dell'economia. Insomma, la stratificazione sociale resisterebbe perfino al cambio di paradigma e ancora una volta sarebbero le leggi di mercato a regolare le sporche faccende. E allora, mentre la giustizia (per chi se la può permettere) è ormai solo un punto di vista, bisognerebbe chiedersi che ruolo giochino i media - specialmente quelli mainstream - in questa strenua difesa di uno status quo indifendibile... La disinformazione sculetta e adesca in televisione come su internet: credo sarebbe utile un onesto interesse "critico" su questi temi.



Uno dei più antichi e più complessi sistemi di stratificazione sociale è il sistema castale indiano.


Le caste indiane erano raggruppate in quattro grandi categorie, dette varna ("colore"), di cui la più elevata era quella dei brahmani. A queste si aggiunse in seguito quella degli "intoccabili", così chiamata perché, secondo la religione induista, il contatto con i suoi membri faceva perdere la purezza; Gandhi, che ne sposò la causa, li rinominò harijan, "popolo di Dio". Formalmente abolito nel 1950, il sistema castale continuò a esercitare una notevole influenza, soprattutto tra le classi più basse e nelle campagne.


Caste in India
Le caste indiane erano raggruppate in quattro grandi categorie, dette varna ("colore"), di cui la più elevata era quella dei brahmani. A queste si aggiunse in seguito quella degli "intoccabili", così chiamata perché, secondo la religione induista, il contatto con i suoi membri faceva perdere la purezza; Gandhi, che ne sposò la causa, li rinominò harijan, "popolo di Dio". Formalmente abolito nel 1950, il sistema castale continuò a esercitare una notevole influenza, soprattutto tra le classi più basse e nelle campagne.

Nessun commento: