venerdì 7 dicembre 2007

quarto capitolo-controllo sociale,devianza e criminalità

Controllo sociale: insieme dei metodi usati per fare in modo che i membri di un gruppo rispettino le norme e le aspettative di questo gruppo. Si realizza attraverso due processi: uno interno, la socializzazione, e uno esterno, il ricorso a premi e punizioni.
La socializzazione è il processo attraverso il quale ogni società per assicurare la propria continuità cerca di trasmettere la sua cultura, l’insieme di valori, norme, atteggiamenti, aspettative, conoscenze, linguaggi di cui dispone; si distingue una socializzazione primaria che avviene nei primi anni di vita del bambino e che trasmette le competenze di base (linguaggio, affettività, relazioni) e quella secondaria che si ha con l’ingresso nella scuola ed è mirata verso competenze specifiche necessarie per lo svolgimento dei ruoli sociali. Le norme vengono interiorizzate e trasformate in norme morali che guidano la condotta perché vissute come giuste e naturali.
Se il processo non ha successo entra in azione il processo esterno di controllo sociale col ricorso a punizioni e ricompense intese come reazioni alle violazioni delle norme, per scoraggiarle o per prevenirle.
Devianza: ogni atto o comportamento (anche solo verbale) che viola le norme di una collettività e che di conseguenza va incontro a qualche forma di sanzione; non è una proprietà di certi atti o comportamenti, ma una qualità che deriva dalle risposte, dalle definizioni e dai significati attribuiti a questi dai membri di una collettività (un atto non urta la coscienza perchè è criminale, ma è criminale perché urta la coscienza, Durkheim).
Un atto è quindi deviante solo in riferimento al contesto socioculturale in cui ha luogo, inoltre può essere considerato deviante in una situazione, ma non in un’altra del tutto diversa. Per trasformarsi in reato un atto deviante deve infrangere una norma del codice penale che ne preveda una pena di grado commisurato. Lo studio della devianza di solito arriva a cogliere solo questi atti definiti reati compiuti contro la persona, molti dei quali restano comunque sconosciuti o perché senza vittime o perché non segnalati alle autorità.
Teorie della criminalità. Spiegazioni biologiche. Cercano di spiegare i comportamenti devianti in base a caratteristiche biologiche e fisiche fino a considerare il criminale come un essere anormale, inferiore, un delinquente nato; in realtà non vi è alcuna conferma che i tratti biologici (se non forse la trisomia XYY) possano agire aumentando la probabilità che una persona commetta reati.
Teoria della tensione. Durkheim pensava che certe forme di devianza derivassero dall’anomia o mancanza di norme sociali che regolino e limitino i comportamenti individuali. Merton sostiene che la devianza è sì provocata da situazioni di anomia, ma che queste nascono da una tensione tra la struttura culturale (che definisce le mete e i mezzi per raggiungerle) e la struttura sociale (che dispone delle effettive opportunità necessarie per arrivare a tali mete con quei mezzi). Per adattarsi ai valori culturali proposti nella situazione prodotta dal contrasto fra le mete e i mezzi per raggiungerle gli individui possono scegliere tra cinque forme di comportamento:
- conformità: accettazione sia delle mete che dei mezzi; tutti gli altri quattro comportamenti sono devianti.
- innovazione: adesione alle mete, ma rifiuto dei mezzi normativamente prescritti (furti, inganni, imbrogli).
- ritualismo: abbandono delle mete, ma adesione ai mezzi (non fare il passo più lungo della gamba).
- rinuncia: abbandono sia dei fini che dei mezzi (etilismo, tossicodipendenza, mendicità).
- ribellione: rifiuto di mete e mezzi con sostituzione con altre mete e mezzi.
Teoria del controllo sociale. Pone come presupposto che l’uomo non sia un animale morale (come previsto nella teoria della tensione), ma che sia invece moralmente debole, pertanto sarebbe la conformità e non la devianza lo stato “patologico” da spiegare. Una persona compie un reato quando il vincolo che lo lega alla società è tanto debole da arrivare a spezzarsi (Hirschi). I controlli sociali che impediscono di violare le norme sono di tipo esterno (sorveglianza) o interno, distinto in diretto (imbarazzo o vergogna) e in indiretto (attaccamento emotivo per gli altri e desiderio di mantenere la loro stima).
Teoria della subcultura. Il contrasto tra struttura sociale e culturale perché insorga la devianza non è sempre sufficiente, spesso questa si apprende dall’ambiente in cui si vive, ambiente dotato di norme e valori trasmessi diversi da quelli della società nei confronti della quale si pone come una subcultura. Nel suo ambito il soggetto non viola alcuna norma, anzi si adegua a quelle che apprende (non sono né ereditate né inventate dall’attore) e che impara a mettere in atto.
Teoria dell’etichettamento. Sostiene che per capire la devianza bisogna tenere conto non solo della violazione, ma anche della creazione e dell’applicazione delle norme. Il reato è il prodotto delle interazioni tra coloro che creano e fanno applicare le norme e quelli che le infrangono. Fra costoro non vi sarebbero differenze né di bisogni né di valori (a tutti succede di violare norme di vario grado), ma un conto è commettere un atto deviante, altro è suscitare una reazione sociale, venire definito deviante e come tale etichettato. Lemert distingue una devianza primaria che si riferisce a violazioni delle norme di rilievo marginale e che vengono dimenticate (il soggetto non si sente deviante e non viene definito tale) e una devianza secondaria in cui l’atto deviante suscita una reazione di condanna da parte degli altri con etichettatura e riorganizzazione della propria personalità sulla base delle conseguenze prodotte dal suo atto.
Teoria della scelta razionale. Vede i reati non come violazioni provocate da fattori biologici, sociali o psicologici, ma come risultanti di azioni intenzionali adottate attivamente dagli individui. Chi decide di compiere un reato è un essere razionale che sa scegliere liberamente se violare o meno una norma in base ai suoi interessi e priorità (guadagno, piacere, prestigio, potere). Chi trasgredisce va incontro a vari tipi di costo: esterno pubblico (sanzioni amministrative o penali), esterno privato (costi di attaccamento per sanzioni informali di altri significativi), interni (coscienza delle norme interiorizzate che fa provare colpa e vergogna).
Forme di criminalità. Attività predatoria comune: insieme di azioni illecite condotte con la forza o con l’inganno per impadronirsi dei beni mobili altrui che comportano un contatto fisico diretto fra chi compie l’azione e la vittima.
Omicidio, doloso (non voluto, ma causato da negligenza, imprudenza, imperizia o inosservanza delle leggi) o colposo (volontà di uccidere); è in calo continuo coerentemente con la civilizzazione, con la sola eccezione dei periodi postbellici in cui si verifica un brusco aumento degli omicidi per fenomeni di disorganizzazione sociale, per fattori di natura economica e per la legittimazione della violenza vissuta in periodi di guerra. Più difficile è da spiegare l’aumento verificatosi dagli anni 50 ad oggi in tutto il mondo occidentale.
Reati dei colletti bianchi. Sono reati commessi da persone altrimenti rispettabili e di elevata condizione sociale nel corso della loro occupazione. Sono solitamente reati di occupazione (commessi durante il lavoro per proprio vantaggio come appropriazione indebita, insider trading, corruzione, concussione) e di organizzazione (compiuti per conto di un’organizzazione pubblica o privata come frodi, occultamento di notizie o materiali pericolosi, mancato rispetto delle norme di sicurezza).
Criminalità organizzata: insieme di imprese che forniscono beni e servizi illeciti e che si infiltrano nelle attività economiche lecite. Spesso tali imprese hanno attività sia economiche che politiche, necessitano di protezioni, di capitali e di forza lavoro militarizzata. Il ricorso alla violenza di tali imprese non è mai gratuito, ma viene utilizzato solo quando gli altri mezzi sono stati inefficaci.
Caratteristiche sociodemografiche di compie reati. Classe sociale: scarsa relazione tra reati e classe sociale, ma la relazione tra classe sociale e tendenza a violare una norma è tanto più forte quanto più grave è il reato. Genere: maschile nel 90% nei reati gravi, equivalenza in reati meno seri, soprattutto commerciali e di taccheggio. Età: la curva del tasso di età per reati come rapina e furto sale rapidamente durante preadolescenza e adolescenza, raggiunge il massimo intorno alla maggiore età e poi scende bruscamente.
Sanzioni: informali sono quelle spontanee e poco organizzate provenienti da familiari o amici, formali sono quelle comminate da organismi o gruppi specializzati ed investiti della potestà di emetterle. Tipo di sanzioni: faida, vendetta da parte della vittima; sanzioni pecuniarie, pene corporali, reclusione, pena capitale.

schema riassuntivo:





DEVIANZA :
Comportamento che viola norme
e che genera sanzioni (negative)
Cautele e conseguenze:
a) gli standard sono ambigui
b) le norme sono diverse nei sottogruppi
c) le sanzioni
Principi generali:
1. la devianza è RELATIVA
2. per essere punita deve essere RICONOSCIUTA
3. la devianza è funzionale a ORDINE e COESIONE SOCIALE

- permette conferma di adesione a norme
- rassicura i "normali" (= seguaci delle norme)
- è veicolo di innovazione

Disapprovazione
Esclusione
Pena
informali
formali





TEORIE DELLA DEVIANZA
BIOLOGICHE (Lombroso, Sheldon)
TEORIA DELLA TENSIONE 􀃆 ANOMIA

Durkheim = assenza di norme sociali
Merton = contrasto fra METE (strutt. culturale)
MEZZI (strutt. sociale)
TEORIA DEL CONTROLLO
INTERNO DIRETTO (vergogna, colpa)
INDIRETTO (figure di riferimento)
ESTERNO DIRETTO (premi/punizioni)
INDIRETTO (sorveglianza)
TEORIA DELLA SUBCULTURA
(apprendimento avviene in piccoli gruppi)
Associazionismo differenziale
Aspettative ambientali
(andando con lo zoppo… - Dio li fa e li accompagna)
TEORIA DELL’ETICHETTAMENTO

a) norme stabilite da "altri"
b) devianza primaria e secondaria
c) etichettamento – stigmatizzazione
d) devianza come carriera
TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE

Devianza = azione razionale, con calcolo costi e benefici
CRIMINOLOGIA RADICALE (= giustizia di classe)


IMMAGINE PER RIFLETTERE


















Fig. 19 «L'attenzione al problema della criminalità è molto viva nelle popolazioni dei Paesi sviluppati e, in genere, dappertutto. Le religioni hanno calato nel profondo di ognuno di noi il disprezzo del deviante e, peggio, del criminale; poco hanno contato le predicazioni evangeliche (peraltro anche contradditorie) e le abitudini delle prime comunità cristiane, dove il "peccatore", cioè il deviante, adultero, ladro, o addirittura omicida, era ben accolto nella comunità, ben conscia che la Chiesa è chiesa soprattutto per i peccatori da risanare e controllare nella libertà. La Chiesa cattolica nei secoli, e le altre chiese cristiane, da quando esistono, hanno, al contrario, peccato molto con persecuzioni dei devianti e degli eretici, con poderosi programmi di tortura affidati agli stati cattolici o cristiani (affidati cioè ai "bracci secolari"), con esecuzioni capitali di eretici e di streghe, con guerre di religione che hanno devastato l'Europa e il mondo. Ancora oggi talune chiese ortodosse non si peritano di scatenare persecuzioni e "pulizie etniche" come è accaduto recentemente nei Balcani».
(foto da http://www.disastromondo.it/indice.htm)
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WEB LINK PER QUESTA U.D.


www.altrodiritto.unifi.it/devianza/index.htm

Il Centro di Documentazione "L'altro diritto", fondato nel 1996 presso il Dipartimento di Teoria e Storia del Diritto dell'Università di Firenze, svolge attività di riflessione teorica e di ricerca sociologica sui temi dell'emarginazione sociale, della devianza, delle istituzioni penali e del carcere e, attraverso il proprio sito Web, mette a disposizione degli operatori sociali e degli studiosi i risultati più rilevanti e compiuti di questa attività. Il centro è inoltre uno degli enti promotori della rivista Dei delitti e delle pene, fondata da Alessandro Baratta ed edita dalla Esi.

http://www.temiricerche.it/

Il Centro Studi “TEMI” è stato fondato nel 1998 per iniziativa della Confesercenti unitamente ad SOS Impresa, alla Fondazione CESAR ed alle Edizioni commercio. Opera nel campo della ricerca sociale ed economica. Il Centro Studi promuove e finanzia autonomamente indagini su temi connessi alla legalità ed agli intrecci fra criminalità, sistema economico ed imprese.

www.transcrime.unitn.it/

Transcrime nasce il primo novembre 1994 come Gruppo di ricerca sulla criminalità transnazionale del Dipartimento di Scienze Giuridiche dell'Università degli Studi di Trento. Al Centro afferiscono, oltre al Dipartimento di Scienze Giuridiche, quelli di Economia, Sociologia e Ricerca Sociale e Scienze Umane e Sociali. Si potenzia così l'integrazione tra criminologia, diritto, economia, statistica, sociologia e psicologia.

http://www.disastromondo.it/ottavo.htm

Uno dei capitoli del libro in rete di Francesco Golzio intitolato Disastro del mondo, è importante leggere uno dei capitoli: devianza e criminalità.

http://www.cestim.it/11devianza.htm

Devianza e criminalità tra gli immigrati.

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