sabato 8 dicembre 2007

quinto capitolo-la religione




La sociologia non può dire nulla in merito alla verità 0 falsità delle credenze religiose,in quanto tali credenze sfuggono alla realtà empirica,tuttavia può dire molto sia sulle forme sia sui contenuti dell' esperienza religiosa come fenomeno sociale.


Per esempio in qualità di sociologa posso affermare che le religioni con forti componenti magiche hanno più successo in una relatà contadina piuttosto che urbana.


Va precisato che il sociologo,in quanto tale,deve evitare che il suo ruolo di credente interferisca con quello di studioso.Tuttavia una netta separazione non è auspicabile,poichè se la religione non fa "problema" per lo studioso come uomo non potrebbe neppure suscitare il suo interesse.Per cui è bene mantenere una distanza nè troppo grande nè troppo ridotta dall'oggetto di studio;quest'ultima potrebbe deformare l'immagine della realtà.


Sacro e Profano: "La differenziazione tra sacro e profano avviene attraverso le cose quotidiane,non in alternativa a esse.Nella maniIfestazione del sacro un oggetto qualsiasi diviene un'altra cosa,senza cessare di essere se stesso"[...]; è ciò che ha evidenziato Mircea Eliade studiando la religiosità delle popolazioni arcaiche nel saggio Il sacro e il profano del 1957.


Per coloro che hanno una esperienza religiosa tutta la natura può rivelarsi come sacralità cosmica.Si possono,cioè,avere due esperienze diverse dello stesso mondo,una di tipo sacro e una di tipo profano,e l'analisi della prima coincide con la descrizione dei caratteri universalmente posseduti dall'homo religiosus.Sempre secondo Eliade l'apparizione del sacro ha diversi effetti:


stabilisce un centro nel caos del mondo fisico,dal quale tutto l'universo viene regolato e ordinato acquistando un orientamento; pone l'uomo al centro del mondo e in comunicazione col divino;ordina il tempo attraverso periodiche feste sacre,che ritualizzano un passato mitico permettendo all'uomo di parteciparvi;consente all'uomo di concepire gli eventi naturali come simbolici,cioè come eventi dotati di un significato ulteriore che rende presente un messaggio divino.


E'attraverso il rapporto tra sacro e profano che si differenziano le varie religioni.Per esempio la magia si differenzia dalla religione proprio per il diverso rapporto tra sacro e profano.Mentre nella magia le pratiche rituali servono per chiamare spiriti e forze occulte,al fine di produrre effetti pratici nella vita terrena,nella religione il fine è di consentire gli uomini di accedere alla sfera del sacro attraverso pratiche ascetiche e mistiche,o trsmite una condotta esemplare che verrà ricompensata nella vita ultraterrena.


Possiamo dire che la religione è una credenza, o un insieme di credenze,relativa all'esistenza di un mondo ultraterreno e sovrannaturale.





E'una credenza in quanto esprime un giudizio sulla relatà che si fonda su un atto di fede,per cui si presuppone la distinzione fra credenza e conoscenza;tuttavia entrambe le categorie possono lasciare dei dubbi:nessuna conoscenza è perfetta come nessuna credenza è assoluta.


In altre parole,per dirla con un'espressione popperiana,la proposizione :"dio(o il diavolo)esiste" non è falsificabile poichè non è nè logica nè empirica, cioè riferita a qualche dato di osservazione.


Ascetismo:


Pratica di abnegazione e di rinuncia ai piaceri mondani finalizzata al conseguimento di un grado superiore di spiritualità, di intellettualità, o di consapevolezza di sé.



La pratica dello yoga può essere considerata una forma di ascetismo. Nell'ambito delle dottrine dello yoga classico il distacco dalla vita materiale e la conseguente purificazione si ottengono grazie alla meditazione: uno yogin, o praticante di yoga, medita per raggiungere la vera beatitudine, che implica una totale estraniazione dal mondo.
Misticismo:


Tendenza religiosa o spirituale a intensificare, nella vita religiosa, l'esperienza diretta del divino e del soprannaturale.
L’induismo è da annoverare tra le più antiche religioni capaci di attestare esperienze mistiche. Nella filosofia indù, e in particolar modo nel sistema metafisico del Vedanta, la soggettività (atman) si identifica con il sé universale, o brahman: nel Vedanta si sostiene che l’apparente separazione e singolarità di individui ed eventi costituiscono un’illusione (in sanscrito, maya) o una commistione di pensiero e sensazione, che è superabile grazie alla comprensione mistica della sostanziale unità di atman e brahman.





L'esperienza religiosa-perchè gli uomini credono nel sacro.


Per rispondere a ciò bisogne riflettere su due esperienze tipiche dell'essere umano:l'esperienza del limite e l'esperienza del sacro.


L'esperienza del limite riguarda la vita stessa;gli uomini hanno la consapevolezza di dover morire,per cui sanno che la loro esistenza ha un limite.Tuttavia l'idea di limite è inconcepibile senza l'idea opposta di assenza di limite;se esiste il mondo delle cose mortali deve esserci un mondo delle cose immortali.Tutto questo perchè gli uomini da sempre si sono posti domande come "perchè vivere,perchè morire,perchè soffrire".... In genere la religione aiuta a dare una risposta a tutta questa serie di domande e a mantenere l'angoscia che ne deriva per il semplice fatto che di fronte alle imperfezioni del mondo postula l'esistenza di un mondo dove non esistono questi limiti.


Infine vi è l'esperienza del caso che evoca i limiti della conoscenza umana,dove l'uomo costantemente cerca di dare spiegazioni a tutti gli eventi che si presentano nel corso della vita,ma queste rimango comunque parziali e provvisorie,perchè l'uomo non è in grado di risalire alle cause ultime dei vari fenomeni,per cui vige sempre il mistero.Ed è per questo che vi è l'idea di un ente superiore che non è sottoposto a tali limitazioni.Così le esperienze che sembrano più inspiegabili trovano una loro giustificazione.


Vi è un altro aspetto legato all'esperienza religiosa: il problema dell' ordine morale,legato alla possibilità di scelta di ogni singolo individuo.Poichè l'uomo è portato continuamente a scegliere tra diverse azioni,molte volte le scelte non sono dettate solo da da criteri utilitaristici,ma in base a dei codici morali che consentono di distinguere ciò che è bene e ciò che è male.Spesso succede che azioni che risulterebbero utili al raggiungimento dei nostri fini non ci sono consentite perchè violerebbero il nostro codice morale.


Nella storia dell'umanità i codici morali hanno quasi sempre trovato nella religione il loro fondamento.Per cui ogni religione possiede un elemento prescrittivo/normativo.Ogni comandamento diventa tanto più vincolante quanto se colui al quale è destinato è animato da una credenza sovrannaturale.


Detto ciò possiamo dire che vi sono ragioni sufficienti per spiegare l'universalità della religione nelle società umane.Le religioni soddisfano sia bisogni individulai che collettivi;i modi attraverso i quali cià avviene,però,sono molto diversi,per cui esistono varie forme e tipi di religione.


Tipi di religione:


E'possibile fare varie classificazioni della religione da un punto di vista sociologico.


Un primo criterio riguarda la natura delle credenze.


Vi sono religioni totemiche e animistiche; sono totemiche quelle religioni che postulano semplicemente l'esistenza di forze sovrannaturali che influenzano le vicende umane,come la credenza nel mana delle isole della Melanesia studiate da Malinowski*.


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*Kula è uno scambio simbolico di doni effettuato nelle isole Trobriand (nell'Oceano Pacifico) tra le popolazioni di queste isole ed è basato su un rapporto di fiducia.
Il kula è al centro dell'opera di Bronislaw Malinowski Argonauti del Pacifico Occidentale (Argonauts of the Western Pacific) pubblicata nel 1922, una delle più famose monografie etnografiche della storia dell'antropologia. Di conseguenza è divenuto uno dei fenomeni socio-culturali dei quali si è più discusso, non solamente all'interno delle discipline etno-antropologiche.
I partecipanti compivano viaggi anche di centinaia di chilometri in canoa per scambiarsi doni che consistono in collane di conchiglie rosse (soulava), scambiate in direzione nord (il viaggio è in cerchio è segue il movimento delle lancette dell'orologio) e braccialetti di conchiglia bianca (mwali), scambiati in direzione sud. Dunque lo scambio può avvenire solo tra oggetti diversi: braccialetti per collane e viceversa.
Gli oggetti dovevano circolare in continuazione, restando nelle mani del possessore solo per un periodo limitato di tempo e venivano poi barattati nel corso di visite che gli abitanti delle isole si scambiavano periodicamente. I preparativi per la partenza e gli scambi erano fortemente e rigidamente ritualizzati ma durante il viaggio per gli scambi di tipo kula avveniva anche un commercio meno simbolico con il quale venivano scambiati oggetti ed alimenti di uso comune.
Marcel Mauss, partendo dalla ricerca di Malinowski, tratterà del kula in due sue diverse teorie. Nel saggio sul dono esso è uno degli esempi chiave della teoria della reciprocità, secondo la quale il dono è generalmente un'istituzione sociale non volontaria ma obbligatoria. Nel proporre la teoria dei fatti sociali totali, Mauss prende nuovamente ad esempio il kula come fatto sociale (nella accezione di Emile Durkheim), che determina ed attorno al quale ruota l'intera vita di una società e, di conseguenza, studiando il quale è possibile capire tutto di essa.


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oppure il totemismo,studiato da Durkheim,nel quale i credenti riconoscono in un oggetto,in genere un animale o una pianta,il loro antenato comune,il quale ha dato origine al loro clan.


Le religioni animistiche credeono che dietro gli uomini,le cose,i fenomeni,vi siano degli spiriti che intervengono attivamente influenzandone il comportamento.Queste religioni contengono forti elementi di magia e riguardano in genere società semplici con un numero limitato di membri,e proprio da ciò dipende l'estrema variabilità di queste credenze,poichè si tratta di società che vivono piuttosto isolate e perciò sviluppano dei culti"locali".



Diverse sono le religioni universali. TIPI DI RELIGIONE:

CULTI LOCALI
Società semplici
forti elementi di magia,estrema variabilità delle credenze
TOTEMISMO
Antenato comune
Origine del clan
ANIMISMO
Spiriti attivi in ogni cosa e individuo
Influenza sul comportamento
RELIGIONI UNIVERSALI
Unificano masse enormi
Credenze comuni
Divinità con attributi di cui gli uomini sono privi
RELIGIONI POLITEISTE
Pluralità di dei
Attribuzione di sentimenti umani
divinità di funzione che presiedono alle attività
RELIGIONI MONOTEISTICHE
Ebraismo
Cristianesimo
Islamismo
Dio unico e onnipotente
Idolatria:adorazione di altri dei
Variante cattolica del cristianesimo:culto della Madonna e dei Santi
RELIGIONI TEOCENTRICHE
Credenza dell'aldilà dominato dalla divinità
Accesso mediante comportamento esemplare
RELIGIONI COSMOCENTRICHE
Buddismo
credenza di un'armonia universale



TESTO PER RIFLETTERE:


Il vero valore della religione Di Giacomo e Nadia Damilano BoTratto dal loro ultimo libro “Chi sono io? – L’eterna ricerca della verità” (Jubal 2005)
“Là ilàha ill’Allàh” – Non vi è Dio fuorché Dio (Corano)La parola religione deriva dal latino religo che significa unire, collegare. Essa è la “scienza dello spirito” ed ha come scopo quello di connettere o, meglio, riconnettere uomo e Dio.Le testimonianze archeologiche, mitologiche e letterarie che riguardano un’antichità assai remota nella storia del genere umano, rivelano come la religione permeasse ogni aspetto della vita e della società. Esisteva un notevole equilibrio tra le esigenze materiali e quelle spirituali, le prime realizzate per la sopravvivenza del corpo e le seconde per la realizzazione dell’anima.L’uomo viveva in pace con se stesso, con gli altri e con l’ambiente che lo circondava.Lungo la storia umana ad un certo punto tale equilibrio ha iniziato a sfaldarsi in favore degli aspetti più materiali. Tale processo viene oggi chiamato secolarizzazione e consiste nello svuotare ogni cosa del significato spirituale.Così, la politica, la legge e il governo furono i primi ad essere privati della componente divina. Ad esempio, nell’antico Egitto dapprima governavano i sacerdoti, in seguito i faraoni (con i sacerdoti come consiglieri) ed infine il popolo con la democrazia.Poi fu il pensiero ad essere laicizzato, sotto forma di filosofia e successivamente toccò alla scienza divenire atea. Fu poi il turno delle arti in tutte le loro manifestazioni ed infine anche la religione si secolarizzò perdendo di vista la propria vera funzione.Ecco la società occidentale che con i propri valori, fondamentalmente materiali, rapidamente conquista l’est e il sud del mondo, mentre la spiritualità vera viene osteggiata, derisa e considerata una debolezza dell’uomo che non sa vivere la vita di tutti i giorni.La vita ha perso la sacralità ed ognuno si sente libero di agire come crede. La libertà intesa come trascendenza dell’umano ha lasciato il posto ad un concetto molto più limitato che significa poter fare ciò che si desidera, non sottostare al volere altrui.Una buona parte dell’umanità non considera più valide e significative le verità eterne e la saggezza della religione e della spiritualità che per migliaia di anni sono state vissute e seguite dai saggi, le rifiuta poiché non è in grado di comprenderle veramente.Laddove la morale di un recente passato repressivo e puritano si sgretola e dove anche i valori più semplicemente materiali perdono presa, subentra poi una tendenza ancora più pericolosa a livellare tutto in nome della libertà di scelta e di espressione, tutto si equivale, tutto è consentito.Gli esponenti politici che cavalcano tale tendenza hanno affermato con fierezza la conquista della libertà della donna grazie alla legge che permette l’aborto, senza rendersi conto di aver dato in mano a ragazzi di diciott’anni uno strumento assai pericoloso e troppo grande per essi.I giovani, di oggi come del passato, hanno bisogno di indicazioni, di insegnamenti, di valori guida con cui vivere la propria esistenza. Da soli non sono in grado di percorrere la lunga strada chiamata esistenza senza commettere errori fatali che possono compromettere l’esito di una vita intera.Siamo d’accordo che è giusto avere una mente aperta in grado di assorbire ogni tipo di influsso, ma è necessario che questa mente abbia dei punti di riferimento che facciano da muro per contenere e guidare l’energia vitale e la creatività umana. Quando l’uomo respinge la spiritualità sotto forma di religione in nome di una maggiore apertura mentale, egli in realtà perde il criterio con cui discernere il vero dal falso.Di nuovo, una ragazzina che non riconosce più la sacralità della vita, si ritroverà schiava del piacere sessuale e dell’infatuazione, e senza una guida sicura commetterà errori che peseranno sulla sua coscienza tutta la vita.Il ruolo della religione è fondamentale, quanto quello di un buon governo e di leggi giuste, o quanto quello di una buona famiglia e di una giusta educazione. La nostra società commette un grave errore nell’ignorare questo dato di fatto e nell’affermare che il mondo può proseguire anche senza religione.Molti obietterebbero a tale visione sostenendo che le religioni hanno perso il vero valore e che non sono più in grado di compiere la loro funzione fondamentale, che è condurre l’uomo al divino.Ciò è in parte vero; è vero che il processo di secolarizzazione ha colpito in profondità ed oggi la maggior parte dei religiosi non incarna più l’ideale di uomo santo, di rinunciante in preghiera.È vero altresì che rare sono le persone che veramente si impegnano per comprendere il significato ed il ruolo della religione. Ci si limita ad uno studio storico o teologico, oppure la si tollera come si tollera il dolore, che è inevitabile, ma che si vorrebbe che non ci fosse.Comprendere una religione significa invece conoscere la verità interiore da cui scaturisce la manifestazione esteriore. Significa in altre parole passare dalla forma esteriore all’essenza, a quell’unica essenza comune a tutte le religioni.Prima di dire che una religione è solo un mucchio di falsità create per annebbiare o drogare le persone, bisognerebbe sperimentare la Verità da cui essa è nata e intorno alla quale si è sviluppata. Chi erano Cristo, Buddha, Krishna, Maometto e tutti gli altri grandi maestri? Cosa hanno insegnato e soprattutto come vivevano? Qual era la vita delle prime comunità sorte intorno a queste grandi figure? Ed infine, come e dove oggi è ancora presente lo spirito di quei fondatori; dove sono Cristo, Buddha, Krishna e Maometto?Senza questa visione dell’aspetto interiore delle religioni, ogni discussione rimane superficiale e nella peggiore delle ipotesi genera conflitto, come la storia spesso ha dimostrato.I conflitti nascono dal fatto che ogni parte afferma più o meno apertamente di essere l’unica depositaria della Verità e ovviamente nega la validità delle altre vie spirituali. È un comportamento comune ad ogni religione e contiene al tempo stesso una verità e un’impurezza.Per comprendere l’aspetto vero dobbiamo avvalerci di un’immagine. L’uomo vive in un universo costellato di stelle, ognuna delle quali meravigliosa e lucente. Però di giorno appare solo il sole, la cui luce nasconde tutte le altre. Egli ha da sempre venerato la sua stella considerandola prima unica e poi, quando la scienza gli ha aperto gli occhi, comunque la più bella e la più grande. È pur vero che, per gli abitanti di un pianeta che orbita intorno ad una stella lontana, il loro astro apparirà nel medesimo modo. Tutte le stelle sono uguali, ma anche completamente diverse a seconda del punto di osservazione.Allo stesso modo, il fondatore di una religione, essendo un uomo divino, risplende come un sole al centro del proprio sistema e viene venerato come unica emanazione di Dio. Ogni fondatore ha in qualche modo rotto il sistema religioso prima esistente e ne ha creato uno nuovo mettendosi al centro di esso. Così hanno fatto Buddha con l’Induismo, Gesù con l’Ebraismo e Maometto con il Cristianesimo, solo per fare alcuni esempi.Come l’uomo crea la sua esistenza materiale intorno ad un unico sole, così allo stesso modo egli crea la sua spiritualità intorno ad un’unica religione, scaturita da quel fondatore che egli riconosce come unica emanazione divina. La sua necessità di conoscere altre religioni e maestri è pari a quella di conoscere altre stelle del firmamento; è una conoscenza intellettuale.Con questo elemento di verità coesiste però una falsità, perché come il sole di per sé non nega le altre stelle, ma semplicemente le nasconde con la propria luce, allo stesso modo la religione non dovrebbe negare le altre espressioni di vera spiritualità e soprattutto dovrebbe rispettarle profondamente perché tutte scaturiscono dalla stessa verità, ossia da Dio.Nella storia umana ciò è avvenuto raramente; molto più spesso abbiamo assistito a squallidi tentativi di “accaparramento” delle persone, a conversioni forzate, fino a vere guerre religiose.La decadenza all’interno della religione è ciò che ha spinto le persone a ricercare religioni e vie spirituali diverse dalla propria. Si tratta di un movimento “innaturale” perché la propria religione, essendo scaturita dalla medesima Verità di tutte le altre, dovrebbe bastare alle necessità spirituali del praticante. Anzi, potremmo dire che ogni religione cammina con il linguaggio verbale e figurativo tratto dalla cultura a cui fa riferimento, parla cioè per persone nate in un determinato periodo storico e in una determinata area geografica, attinge alle loro abitudini, alla loro storia, al loro clima, ai tratti somatici ed alla struttura stessa della loro mente. Per questo è ragionevole per ognuno coltivare la religione della propria terra e da essa partire nella ricerca dell’Assoluto.Il dilemma se rimanere fedeli alla propria religione oppure ricercare altre tradizioni, così come la scelta di non seguire alcuna religione, è il prodotto finale del processo di secolarizzazione. La religione, da un lato “aggredita” dalle filosofie moderne e laiche, e dall’altro sempre meno capace di produrre religiosi di valore, in grado di accendere nei fedeli l’anelito per la ricerca spirituale, viene sottoposta ad un lento, ma costante processo di frantumazione dei propri valori. A molti tali valori appaiono “vecchi” e vuoti, non in grado di dare risposta alle domande che la vita moderna pone: in verità è proprio la mentalità che rifiuta tali valori perenni e universali ad essere immatura. Si preferisce criticare tutte le religioni facendone risaltare i limiti e le imperfezioni piuttosto che rivolgere verso se stessi l’analisi critica e scoprire di aver perso la propria religiosità e spiritualità, nonché il vero valore della vita.L’elemento centrale di ogni religione è la sua universalità. Ogni differenza appare tale solo in superficie ed è dovuta a differenze geografiche, climatiche, culturali, storiche... Ogni tradizione religiosa autentica è in realtà rivelazione di Dio, dell’Assoluto, ad una parte dell’umanità che in quel momento era pronta ad accoglierla. La Verità che ha dato origine ad ogni via spirituale è sempre la stessa e il suo scopo è sempre il medesimo: ricondurre l’uomo a Dio.Per comprendere a fondo una religione occorre saper distinguere tra forma ed essenza. La forma è la manifestazione esteriore, fatta di simboli, rituali e credenze. Il suo scopo è quello di dare all’uomo un comportamento elevato che lo emancipi dalla sua natura animale e lo avvicini alla divinità. Ogni tradizione dà un nome a tale codice etico: i comandamenti cristiani, la Shari’ah mussulmana, il Dharma indù e così via.L’essenza invece è il cuore dell’insegnamento, quell’unica Verità che è Dio, l’Assoluto, l’Uno. Tale essenza è sempre nascosta e vive in secondo piano rispetto alla forma. Ecco perché è facile rimanere ingannati e ritenere erroneamente “eretica” una manifestazione religiosa diversa dalla propria.Forma ed essenza sono profondamente collegate. La prima scaturisce dalla seconda e il suo significato può essere veramente compreso solo conoscendo l’essenza.Ogni religione ha da sempre un aspetto essoterico, cioè di massa, alla portata di tutti, fatto di semplici precetti di vita, di sacramenti, di feste, di preghiera collettiva. Ed uno esoterico, riservato a chi ha reale brama di conoscere Dio, di sperimentare direttamente l’unione con l’Assoluto e conoscere i misteri dell’universo.Il primo ha la funzione ed il valore di guidare la vita, di elevare i gesti quotidiani, di condurre l’energia vitale verso il mondo esterno attraverso i sensi. Il secondo ha il compito di ispirare, di dare un senso al tutto, di guidare l’energia vitale verso il mondo interiore, chiudendo le porte dei sensi fino all’unione con Dio.Nelle religioni moderne l’aspetto esoterico è invisibile, poco accessibile, spesso quasi rinnegato, e ciò rende sterile l’aspetto essoterico, che si svuota dei propri significati e diventa qualcosa in cui credere come mistero della fede, qualcosa che va difeso con la forza perché non può più essere compreso con la ragione né con l’esperienza.La lacuna, se di lacuna si vuole parlare, è data dalla mancanza di uomini di Dio, di veri ricercatori interessati a conoscere l’essenza, e capaci di affascinare, di infiammare l’anima di coloro che sono alla ricerca della via per conoscere direttamente Dio.Come è possibile conoscere l’essenza? Essa è nascosta alla persona comune, ma si mostra a chi sa andare oltre l’ordinario, il mondo duale, e percepire l’unità di quanto esiste. È solo con la pratica della meditazione, nelle sue infinite modalità, che è possibile perforare maya, l’illusione delle forme, e pervenire alla realtà unica da cui scaturiscono tutte le religioni e le vie spirituali. Si tratta dunque di un’esperienza e non di una conoscenza intellettuale ed è accessibile con una pratica intensa e genuina, scevra da preconcetti e pregiudizi, perché come sempre la Verità stupisce nella sua infinita capacità di mostrarsi sempre uguale e sempre diversa al tempo stesso.Conoscere una religione in profondità significa sperimentarne l’essenza: solo allora se ne comprenderà il valore fondamentale per l’esistenza umana. Chi parla in modo critico lo fa perché non ha mai sperimentato in prima persona.

venerdì 7 dicembre 2007

quarto capitolo-controllo sociale,devianza e criminalità

Controllo sociale: insieme dei metodi usati per fare in modo che i membri di un gruppo rispettino le norme e le aspettative di questo gruppo. Si realizza attraverso due processi: uno interno, la socializzazione, e uno esterno, il ricorso a premi e punizioni.
La socializzazione è il processo attraverso il quale ogni società per assicurare la propria continuità cerca di trasmettere la sua cultura, l’insieme di valori, norme, atteggiamenti, aspettative, conoscenze, linguaggi di cui dispone; si distingue una socializzazione primaria che avviene nei primi anni di vita del bambino e che trasmette le competenze di base (linguaggio, affettività, relazioni) e quella secondaria che si ha con l’ingresso nella scuola ed è mirata verso competenze specifiche necessarie per lo svolgimento dei ruoli sociali. Le norme vengono interiorizzate e trasformate in norme morali che guidano la condotta perché vissute come giuste e naturali.
Se il processo non ha successo entra in azione il processo esterno di controllo sociale col ricorso a punizioni e ricompense intese come reazioni alle violazioni delle norme, per scoraggiarle o per prevenirle.
Devianza: ogni atto o comportamento (anche solo verbale) che viola le norme di una collettività e che di conseguenza va incontro a qualche forma di sanzione; non è una proprietà di certi atti o comportamenti, ma una qualità che deriva dalle risposte, dalle definizioni e dai significati attribuiti a questi dai membri di una collettività (un atto non urta la coscienza perchè è criminale, ma è criminale perché urta la coscienza, Durkheim).
Un atto è quindi deviante solo in riferimento al contesto socioculturale in cui ha luogo, inoltre può essere considerato deviante in una situazione, ma non in un’altra del tutto diversa. Per trasformarsi in reato un atto deviante deve infrangere una norma del codice penale che ne preveda una pena di grado commisurato. Lo studio della devianza di solito arriva a cogliere solo questi atti definiti reati compiuti contro la persona, molti dei quali restano comunque sconosciuti o perché senza vittime o perché non segnalati alle autorità.
Teorie della criminalità. Spiegazioni biologiche. Cercano di spiegare i comportamenti devianti in base a caratteristiche biologiche e fisiche fino a considerare il criminale come un essere anormale, inferiore, un delinquente nato; in realtà non vi è alcuna conferma che i tratti biologici (se non forse la trisomia XYY) possano agire aumentando la probabilità che una persona commetta reati.
Teoria della tensione. Durkheim pensava che certe forme di devianza derivassero dall’anomia o mancanza di norme sociali che regolino e limitino i comportamenti individuali. Merton sostiene che la devianza è sì provocata da situazioni di anomia, ma che queste nascono da una tensione tra la struttura culturale (che definisce le mete e i mezzi per raggiungerle) e la struttura sociale (che dispone delle effettive opportunità necessarie per arrivare a tali mete con quei mezzi). Per adattarsi ai valori culturali proposti nella situazione prodotta dal contrasto fra le mete e i mezzi per raggiungerle gli individui possono scegliere tra cinque forme di comportamento:
- conformità: accettazione sia delle mete che dei mezzi; tutti gli altri quattro comportamenti sono devianti.
- innovazione: adesione alle mete, ma rifiuto dei mezzi normativamente prescritti (furti, inganni, imbrogli).
- ritualismo: abbandono delle mete, ma adesione ai mezzi (non fare il passo più lungo della gamba).
- rinuncia: abbandono sia dei fini che dei mezzi (etilismo, tossicodipendenza, mendicità).
- ribellione: rifiuto di mete e mezzi con sostituzione con altre mete e mezzi.
Teoria del controllo sociale. Pone come presupposto che l’uomo non sia un animale morale (come previsto nella teoria della tensione), ma che sia invece moralmente debole, pertanto sarebbe la conformità e non la devianza lo stato “patologico” da spiegare. Una persona compie un reato quando il vincolo che lo lega alla società è tanto debole da arrivare a spezzarsi (Hirschi). I controlli sociali che impediscono di violare le norme sono di tipo esterno (sorveglianza) o interno, distinto in diretto (imbarazzo o vergogna) e in indiretto (attaccamento emotivo per gli altri e desiderio di mantenere la loro stima).
Teoria della subcultura. Il contrasto tra struttura sociale e culturale perché insorga la devianza non è sempre sufficiente, spesso questa si apprende dall’ambiente in cui si vive, ambiente dotato di norme e valori trasmessi diversi da quelli della società nei confronti della quale si pone come una subcultura. Nel suo ambito il soggetto non viola alcuna norma, anzi si adegua a quelle che apprende (non sono né ereditate né inventate dall’attore) e che impara a mettere in atto.
Teoria dell’etichettamento. Sostiene che per capire la devianza bisogna tenere conto non solo della violazione, ma anche della creazione e dell’applicazione delle norme. Il reato è il prodotto delle interazioni tra coloro che creano e fanno applicare le norme e quelli che le infrangono. Fra costoro non vi sarebbero differenze né di bisogni né di valori (a tutti succede di violare norme di vario grado), ma un conto è commettere un atto deviante, altro è suscitare una reazione sociale, venire definito deviante e come tale etichettato. Lemert distingue una devianza primaria che si riferisce a violazioni delle norme di rilievo marginale e che vengono dimenticate (il soggetto non si sente deviante e non viene definito tale) e una devianza secondaria in cui l’atto deviante suscita una reazione di condanna da parte degli altri con etichettatura e riorganizzazione della propria personalità sulla base delle conseguenze prodotte dal suo atto.
Teoria della scelta razionale. Vede i reati non come violazioni provocate da fattori biologici, sociali o psicologici, ma come risultanti di azioni intenzionali adottate attivamente dagli individui. Chi decide di compiere un reato è un essere razionale che sa scegliere liberamente se violare o meno una norma in base ai suoi interessi e priorità (guadagno, piacere, prestigio, potere). Chi trasgredisce va incontro a vari tipi di costo: esterno pubblico (sanzioni amministrative o penali), esterno privato (costi di attaccamento per sanzioni informali di altri significativi), interni (coscienza delle norme interiorizzate che fa provare colpa e vergogna).
Forme di criminalità. Attività predatoria comune: insieme di azioni illecite condotte con la forza o con l’inganno per impadronirsi dei beni mobili altrui che comportano un contatto fisico diretto fra chi compie l’azione e la vittima.
Omicidio, doloso (non voluto, ma causato da negligenza, imprudenza, imperizia o inosservanza delle leggi) o colposo (volontà di uccidere); è in calo continuo coerentemente con la civilizzazione, con la sola eccezione dei periodi postbellici in cui si verifica un brusco aumento degli omicidi per fenomeni di disorganizzazione sociale, per fattori di natura economica e per la legittimazione della violenza vissuta in periodi di guerra. Più difficile è da spiegare l’aumento verificatosi dagli anni 50 ad oggi in tutto il mondo occidentale.
Reati dei colletti bianchi. Sono reati commessi da persone altrimenti rispettabili e di elevata condizione sociale nel corso della loro occupazione. Sono solitamente reati di occupazione (commessi durante il lavoro per proprio vantaggio come appropriazione indebita, insider trading, corruzione, concussione) e di organizzazione (compiuti per conto di un’organizzazione pubblica o privata come frodi, occultamento di notizie o materiali pericolosi, mancato rispetto delle norme di sicurezza).
Criminalità organizzata: insieme di imprese che forniscono beni e servizi illeciti e che si infiltrano nelle attività economiche lecite. Spesso tali imprese hanno attività sia economiche che politiche, necessitano di protezioni, di capitali e di forza lavoro militarizzata. Il ricorso alla violenza di tali imprese non è mai gratuito, ma viene utilizzato solo quando gli altri mezzi sono stati inefficaci.
Caratteristiche sociodemografiche di compie reati. Classe sociale: scarsa relazione tra reati e classe sociale, ma la relazione tra classe sociale e tendenza a violare una norma è tanto più forte quanto più grave è il reato. Genere: maschile nel 90% nei reati gravi, equivalenza in reati meno seri, soprattutto commerciali e di taccheggio. Età: la curva del tasso di età per reati come rapina e furto sale rapidamente durante preadolescenza e adolescenza, raggiunge il massimo intorno alla maggiore età e poi scende bruscamente.
Sanzioni: informali sono quelle spontanee e poco organizzate provenienti da familiari o amici, formali sono quelle comminate da organismi o gruppi specializzati ed investiti della potestà di emetterle. Tipo di sanzioni: faida, vendetta da parte della vittima; sanzioni pecuniarie, pene corporali, reclusione, pena capitale.

schema riassuntivo:





DEVIANZA :
Comportamento che viola norme
e che genera sanzioni (negative)
Cautele e conseguenze:
a) gli standard sono ambigui
b) le norme sono diverse nei sottogruppi
c) le sanzioni
Principi generali:
1. la devianza è RELATIVA
2. per essere punita deve essere RICONOSCIUTA
3. la devianza è funzionale a ORDINE e COESIONE SOCIALE

- permette conferma di adesione a norme
- rassicura i "normali" (= seguaci delle norme)
- è veicolo di innovazione

Disapprovazione
Esclusione
Pena
informali
formali





TEORIE DELLA DEVIANZA
BIOLOGICHE (Lombroso, Sheldon)
TEORIA DELLA TENSIONE 􀃆 ANOMIA

Durkheim = assenza di norme sociali
Merton = contrasto fra METE (strutt. culturale)
MEZZI (strutt. sociale)
TEORIA DEL CONTROLLO
INTERNO DIRETTO (vergogna, colpa)
INDIRETTO (figure di riferimento)
ESTERNO DIRETTO (premi/punizioni)
INDIRETTO (sorveglianza)
TEORIA DELLA SUBCULTURA
(apprendimento avviene in piccoli gruppi)
Associazionismo differenziale
Aspettative ambientali
(andando con lo zoppo… - Dio li fa e li accompagna)
TEORIA DELL’ETICHETTAMENTO

a) norme stabilite da "altri"
b) devianza primaria e secondaria
c) etichettamento – stigmatizzazione
d) devianza come carriera
TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE

Devianza = azione razionale, con calcolo costi e benefici
CRIMINOLOGIA RADICALE (= giustizia di classe)


IMMAGINE PER RIFLETTERE


















Fig. 19 «L'attenzione al problema della criminalità è molto viva nelle popolazioni dei Paesi sviluppati e, in genere, dappertutto. Le religioni hanno calato nel profondo di ognuno di noi il disprezzo del deviante e, peggio, del criminale; poco hanno contato le predicazioni evangeliche (peraltro anche contradditorie) e le abitudini delle prime comunità cristiane, dove il "peccatore", cioè il deviante, adultero, ladro, o addirittura omicida, era ben accolto nella comunità, ben conscia che la Chiesa è chiesa soprattutto per i peccatori da risanare e controllare nella libertà. La Chiesa cattolica nei secoli, e le altre chiese cristiane, da quando esistono, hanno, al contrario, peccato molto con persecuzioni dei devianti e degli eretici, con poderosi programmi di tortura affidati agli stati cattolici o cristiani (affidati cioè ai "bracci secolari"), con esecuzioni capitali di eretici e di streghe, con guerre di religione che hanno devastato l'Europa e il mondo. Ancora oggi talune chiese ortodosse non si peritano di scatenare persecuzioni e "pulizie etniche" come è accaduto recentemente nei Balcani».
(foto da http://www.disastromondo.it/indice.htm)
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WEB LINK PER QUESTA U.D.


www.altrodiritto.unifi.it/devianza/index.htm

Il Centro di Documentazione "L'altro diritto", fondato nel 1996 presso il Dipartimento di Teoria e Storia del Diritto dell'Università di Firenze, svolge attività di riflessione teorica e di ricerca sociologica sui temi dell'emarginazione sociale, della devianza, delle istituzioni penali e del carcere e, attraverso il proprio sito Web, mette a disposizione degli operatori sociali e degli studiosi i risultati più rilevanti e compiuti di questa attività. Il centro è inoltre uno degli enti promotori della rivista Dei delitti e delle pene, fondata da Alessandro Baratta ed edita dalla Esi.

http://www.temiricerche.it/

Il Centro Studi “TEMI” è stato fondato nel 1998 per iniziativa della Confesercenti unitamente ad SOS Impresa, alla Fondazione CESAR ed alle Edizioni commercio. Opera nel campo della ricerca sociale ed economica. Il Centro Studi promuove e finanzia autonomamente indagini su temi connessi alla legalità ed agli intrecci fra criminalità, sistema economico ed imprese.

www.transcrime.unitn.it/

Transcrime nasce il primo novembre 1994 come Gruppo di ricerca sulla criminalità transnazionale del Dipartimento di Scienze Giuridiche dell'Università degli Studi di Trento. Al Centro afferiscono, oltre al Dipartimento di Scienze Giuridiche, quelli di Economia, Sociologia e Ricerca Sociale e Scienze Umane e Sociali. Si potenzia così l'integrazione tra criminologia, diritto, economia, statistica, sociologia e psicologia.

http://www.disastromondo.it/ottavo.htm

Uno dei capitoli del libro in rete di Francesco Golzio intitolato Disastro del mondo, è importante leggere uno dei capitoli: devianza e criminalità.

http://www.cestim.it/11devianza.htm

Devianza e criminalità tra gli immigrati.

terzo capitolo-la trama del tessuto sociale














Azione sociale: agire riferito secondo il suo senso al comportamento di altri individui e orientato nel suo corso in base a questo. La società è fatta di individui che si influenzano reciprocamente agendo l’uno per, con e contro l’altro; per agire si deve intendere un fare con un riferimento cruciale al senso, al significato intenzionale che l’attore dà al proprio comportamento.
Con riferimento al senso Weber sviluppa una tipologia formale dell’azione sociale distinta in:
- Azioni razionali rispetto allo scopo: chi agisce valuta razionalmente i mezzi rispetto agli scopi che si propone, le conseguenze che possono derivarne e paragona i diversi scopi possibili e i loro rapporti.
- Azioni razionali rispetto al valore: chi agisce compie ciò che ritiene consono al dovere, alla dignità, a un principio svincolato dalle sue conseguenze, con una scelta consapevole e una valutazione di congruenza col valore in questione.
- Azioni determinate affettivamente: manifestazioni emozionali svincolate dalle conseguenze prevedibili, ma senza riferimento consapevole con l’affermazione di un valore, nascono piuttosto dall’espressione di un bisogno interno.
- Azioni tradizionali:semplici espressioni di abitudini acquisite ripetute senza pensare se esistano alternative e sul loro vero valore.
L’uomo, fino a prova contraria, si comporta in modo razionale in base alle sue risorse materiali e culturali.
Teorema di Thomas: una situazione definita dagli attori come reale, diventa reale nelle sue conseguenze.
Considerando due o più attori le unità elementari dell’azione sociale sono le interazioni e le relazioni sociali.
Relazione sociale: rapporto stabilito tra più attori sociali che orientano reciprocamente le proprie azioni. Possono essere stabili e profonde o superficiali e transitorie, spesso sono cooperative, volte a raggiungere fini compatibili, talvolta sono conflittuali, se vedono volontà diverse.
Interazione sociale: processo secondo il quale più persone in relazione tra loro agiscono in sequenza, reagendo alle azioni degli altri; con l’interazione si realizza, si riproduce e si cambia nel tempo il contenuto di una relazione.
Gruppo sociale: insieme di persone fra loro in interazione con continuità secondo schemi relativamente stabili, che si definiscono - e sono definiti come tali da altri – membri del gruppo. Non sono gruppi né le categorie sociali (giovani, immigrati) né le classi sociali (borghesi, operai), anche se questa appartenenza può essere la base per la formazione di un gruppo.
Esistono proprietà formali che riguardano l’interazione stabile e continuativa di più persone, quale che sia il contenuto di tale interazione. Questa può essere diretta, vis a vi, tipica di piccoli gruppi in cui la presenza fisica permette una comunicazione veloce ed elastica, oppure indiretta, più precisa, ma più lenta, fredda e rigida.
Diade è un gruppo di due persone che scompare se uno manca, è molto coinvolgente e non permette impersonalità o stratagemmi.
Triade è un gruppo di tre persone in cui il terzo può essere un mediatore (che porta ad un accordo), un tertium gaudens (che approfitta delle divergenze altrui), un divisore (che intenzionalmente fa sorgere divergenze a proprio vantaggio).
Gruppi formali: insiemi che prevedono regole precise sui requisiti e procedure per l’ammissione e la permanenza.
Gruppo di riferimento: insieme al quale una persona non partecipa, ma di cui condivide fini e regole e a cui ambisce di partecipare.
Ruolo: insieme dei comportamenti prevedibili e attesi che in un gruppo tipicamente ci si aspetta da una persona che del gruppo fa parte. Specifico è un ruolo che riguarda un insieme di comportamenti limitato e precisato; diffuso un ruolo in cui i comportamenti attesi sono un insieme più ampio e meno definito.
Gruppo totalitario: insieme che impegna il comportamento di tutti o quasi i ruoli di un individuo; gruppo segmentale è invece quello che impegna solo uno o alcuni dei ruoli.
Gruppo primario: insieme di piccole dimensioni, con ruoli diffusi, contenuti affettivi molto personalizzati (famiglia).
Gruppo secondario: insieme di grandi dimensioni, con ruoli specifici, relazioni più fredde e specializzate (azienda).
Il ruolo è uno schema di comportamento che si impara e si tende a seguire; è uno schema per l’interazione, ma il contenuto di un’interazione non si può spiegare completamente nella definizione di un ruolo. Un ruolo è sempre interpretato da chi interagisce, c’è uno spazio discrezionale per comportamenti informali non previsti.
Norme sociali: regole di comportamento che ci si aspetta che siano seguite in determinate situazioni; possono essere giuridiche, emanate da autorità ufficiali e garantite dal potere giudiziario, sociali (spesso implicite) che possono generare reazioni positive o sanzioni più o meno forti secondo il loro valore, tecniche procedure semplici senza sanzioni, deontologiche legate a gruppi ristretti come gli ordini professionali.
Valori: sono orientamenti più astratti da cui discendono le norme stesse, riguardano i fini ultimi dell’azione relativi a ciò che riteniamo giusto, desiderabile, appropriato; indicano un dover essere al di là dell’essere, una tensione verso uno stato di cose ideale.
Valore universale è un valore condiviso tra gruppi diversi, cosa che non garantisce che venga interpretato in maniera conflittuale.
Valori e norme sono vincoli alla libertà, ma definiscono il campo delle opzioni tra le quali gli individui sono liberi di scegliere; l’assenza di norme o anomia porta alla perdita di punti di riferimento e induce disgregazione sociale con comportamenti sregolati.
Istituzioni: modelli di comportamento che in una determinata società sono dotati di cogenza normativa; ogni modello di comportamento può essere istituzionalizzato, se sorretto da un sistema di regole, e il suo grado può cambiare nel tempo.
La cultura, di cui norme, valori e istituzioni costituiscono il nucleo centrale, comprende gli artefatti, i beni, i processi tecnici, le idee, le abitudini e i valori che vengono trasmessi socialmente. E’ l’insieme di informazioni trasmesse mediante processi di apprendimento attraverso la comunicazione e il linguaggio.
Potere: energia sociale di cui un attore dispone nel condizionare l’azione di un altro, è un fenomeno di relazione per ambiti di comportamento più o meno estesi. Per Weber è la possibilità di trovare obbedienza a un comando che abbia un determinato contenuto, a ogni rapporto di potere corrisponde un interesse all’obbedienza da parte del più debole, in quanto comportarsi in modo diverso sarebbe troppo costoso. Fa parte del potere in senso lato la possibilità di condizionare il comportamento altrui anche in assenza di azioni dirette o di comandi.
Potere legittimo o autorità: relazione in cui sono previsti diritti di dare ordini e doveri di ubbidire considerati legittimi da entrambi gli attori; relazioni di autorità sono presenti in tutti i gruppi secondari, ma anche in quelli primari. Se i soggetti cercano di cambiare i criteri di legittimazione si aprono conflitti funzionali al mantenimento di una relazione o tendenti a disgregarla.
Proprietà formali del conflitto:
- il conflitto contribuisce a mantenere e stabilire i confini del gruppo: attraverso il conflitto i soggetti acquistano consapevolezza della loro identità e particolarità;
- gruppi totalitari limitano i conflitti, ma se questi esplodono tendono a disgregare il gruppo, come è nella famiglia e nelle diadi;
- conflitti con altri gruppi aumentano la coesione interna, anche a costo di far diventare intollerante un gruppo verso i devianti talora trasformati in capri espiatori;
- il conflitto può generare nuovi tipi di interazione tra gli antagonisti: attraverso il conflitto i gruppi si confrontano e si conoscono, cosicché possono nascere regole e rapporti più cooperativi.
Gruppi che tollerano conflitti al proprio interno modificando le forme di interazione hanno più possibilità di adattamento e persistenza; gruppi rigidi si disgregano all’esplosione dei conflitti stessi.
Comportamento collettivo: insieme di individui sottoposti ad uno stesso stimolo che reagiscono e interagiscono tra loro senza riferimento a ruoli definiti e stabilizzati (nel gruppo invece l’interazione è continua e si basa su aspettative di ruolo stabilizzate). Ne sono esempi:
- Panico reazione collettiva spontanea, di solito fuga, con perdita di controllo delle reazioni, comportamenti irrazionali ed egoistici a fronte di un pericolo reale o solo immaginario;
- Folla, insieme di persone riunite in un luogo che reagisce a uno stimolo sviluppando umori e atteggiamenti comuni, talora seguiti da forme di azione collettiva, violente, ma anche pacifiche e gioiose. Folla espressiva (concerto rock) è quella che esprime un sentimento in comune con comportamenti inconsueti come sfogo di tensioni sociali; folla attiva è quella in cui i sentimenti degli individui sono orientati verso l’esterno, su persone o cose definite, che diventano l’obiettivo di azioni conflittuali (dissenso politico).
Nei comportamenti collettivi la personalità sociale individuale di ruolo tende a essere sospesa, cosa da cui derivano i comportamenti disordinati, imprevedibili e irrazionali, spontanei o imitativi, che si colgono in queste occasioni.
Reti: insieme delle relazioni delle persone e dei rapporti esistenti tra queste. Sono a maglie tanto più strette quanto più si conoscono tra di loro le persone che un individuo conosce. I legami variano per intensità, durata, frequenza e contenuto. Differenza col gruppo è che le persone coinvolte in una rete possono non conoscersi tra loro e neanche sapere di farne parte. Particolare è il caso di chi appartiene a due reti collegate fra loro solo attraverso la sua persona (ragazzo tra famiglia e pari).
Gruppi organizzati: gruppi progettati per raggiungere determinati scopi limitati e basati su regolamenti chiaramente stabiliti (gruppi secondari formali), sono attori artificiali che perseguono obiettivi che le persone da sole non potrebbero raggiungere: sono le associazioni in cui si condividono i fini facendoli propri come ideali o interessi, e le organizzazioni in cui partecipare è spesso un lavoro remunerato (aziende, ospedali, ministeri) strumentale.
Associazioni: gruppi di attività volontaria dai fini più diversi: religiosi, culturali, sportivi, politici, ricreativi in cui l’adesione tende ad aumentare proporzionalmente al reddito e all’istruzione delle persone. Talora generano organizzazioni al loro interno.
Organizzazioni: la forma moderna di organizzazione è la burocrazia intesa come modello moderno di organizzazione pubblica distinta da:
- divisione stabile e specializzata dei compiti con regole standardizzate e ripetute per procedimenti simili;
- struttura gerarchica con suddivisione del potere a cascata;
- competenza specializzata per ogni posizione con adeguata preparazione preventiva;
- remunerazione in denaro pagata dall’organizzazione e non dai clienti della stessa, senza possibilità di cedere la posizione occupata.
E’ un’organizzazione razionale che si può applicare universalmente a tutti i compiti e che vede potere e controllo esercitati sulla base della conoscenza e competenza; ciononostante spesso le organizzazioni burocratiche non sono né efficaci (capacità di un’azione di raggiungere i risultati che si propone) né efficienti (dispendio di risorse impegnate per ottenere i risultati). Questo perché una organizzazione perfettamente razionalizzata è impossibile in quanto non c’è mai una soluzione unica e perfetta per ogni problema: questa incertezza porta all’esistenza di un potere discrezionale nelle mani di chi svolge il compito, potere utilizzato per contrattare una posizione di maggior favore.
Teoria delle configurazioni organizzative di Mintzberg : per ottenere una maggiore efficienza il modo di coordinamento cambia con le dimensioni dell’organizzazione, del tipo di tecnologia impiegata e della prevedibilità dell’ambiente. Tipi di configurazione possibili:
- struttura semplice: il vertice accentra tutte le funzioni di direzione e di controllo (azienda artigiana);
- burocrazia meccanica: coordinamento attraverso standardizzazione dei compiti e gerarchia, efficiente se l’ambiente è stabile;
- burocrazia funzionale: coordinamento di dipendenti formati fuori dall’organizzazione con discrezionalità nello svolgimento del lavoro;
- struttura divisionale: coordinamento ottenuto con obiettivi compatibili tra divisioni indipendenti nelle loro scelte in ambienti e tecnologie diverse;
- adhocrazia: gruppi di lavoro con compiti specifici formati da persone che si conoscono bene e che si fidano delle altrui competenze, senza strutture gerarchiche e regole precisate (compiti di alta specializzazione capaci di inventarsi procedure e regole nuove).
Nelle organizzazioni non esiste un unico modo migliore (one best way) per progettare un’organizzazione; anche al suo interno le parti diverse tendono a organizzarsi in modo diverso: efficiente sarà l’organizzazione che saprà ricomporre integrandole le forme diverse.
L’idea weberiana di burocrazia come organizzazione razionale si basa sulla definizione di azione razionale rispetto allo scopo (valutazione dei mezzi, delle conseguenze e delle alternative) e sull’imposizione di azioni razionali ai suoi attori. Simon invece teorizza una razionalità relativa, in quanto è impossibile avere una conoscenza completa e una previsione di tutte le conseguenze che discendono da una scelta, così come non si può considerare tutte le alternative. La razionalità limitata non mira a ottenere i migliori risultati possibili in astratto, ma risultati soddisfacenti possibili semplificando la realtà in modelli limitati agli aspetti rilevanti.
La razionalità limitata è la sola razionalità possibile e concretamente perseguibile in normali condizioni di incertezza. Distinguiamo:
- razionalità sinottica (weberiana) che tiene conto di tutti i dati rilevanti, predisponendo mezzi necessari ai fini in relazione ad obiettivi definiti e chiari, da attuare senza più cambiare i programmi.
- Razionalità incrementale è il caso normale dell’incertezza ambientale in cui vengono definiti degli obiettivi di massima soggetti ad aggiustamenti successivi con la possibilità di trovare in itinere mezzi e soluzioni prima non visibili.
Mannheim distingue invece tra razionalità funzionale e sostanziale:
- Funzionale è quella di chi si adatta a ordini ricevuti eseguendoli senza errori o a procedure e obiettivi stabiliti senza discuterli.
- Sostanziale è quella di chi cerca di comprendere come certi aspetti di una situazione siano collegati tra di loro interrogandosi sul loro significato e valutandoli secondo il proprio metodo di giudizio.
Lo sviluppo delle organizzazione promuove la sfera delle attività funzionalmente razionali, ma non quelle sostanzialmente razionali, spingendo al conformismo e all’incapacità di pensare in modo autonomo.



Il conflitto è un rapporto di potere tra un maggiore (che si trova in posizione di vantaggio) e un minore (che chiede di essere riconosciuto).

Lo scopo della risoluzione del conflitto non deve essere quello di annientare gli avversari, bensì quello di creare anche per loro un posto di uguale valore.Il presupposto per un dialogo autentico è l’equilibrio di potere che deve essere creato con adeguati mezzi non violenti. La propria verità non deve essere imposta come assoluta. Le proprie posizioni devono poter essere messe in discussione criticamente e si deve cercare la verità dell’altra parte.

secondo capitolo-la formazione della società moderna

La storia ha vissuto secoli in cui il mutamento sociale è stato insensibile (società statica) e altri in cui invece questo è stato vertiginoso (società dinamica), in realtà è proprio la velocità di mutamento a variare rendendosi percepibile.
Capitalismo:Marx ha una concezione materialistica e dinamica della società, confronta i bisogni degli uomini e i rapporti tra di loro nella sfera della produzione. I modi di produzione che si succedono nella storia sono quello schiavistico, quello feudale e quello capitalistico; in quest’ultimo i detentori del capitale dominano le forze produttive salariate, cosa che durerà fino a quando il conflitto di classe porterà alla transizione verso un modo successivo, ovvero il comunismo. Secondo Sombart il capitalismo è: un determinato sistema economico con le seguenti caratteristiche: è un’organizzazione economica di scambio (economia monetaria) in cui collaborano, uniti dal mercato (del lavoro e delle merci), due gruppi di popolazione, i proprietari e i lavoratori, dominata dal principio del profitto (finalizzato al reinvestimento) e dal razionalismo economico (mediante tecnologie e procedure contabili).
Agricoltura: In epoca feudale è agita da famiglie contadine dedite al lavoro e da signori fondiari che ne godono la rendita; è estensiva, poco produttiva e poco innovativa. In epoca moderna è invece caratterizza da capitalisti agrari motivati ad introdurre innovazioni e a migliorare la produttività e da salariati nullatenenti estromessi dal possesso della terra.
Commercio: Nasce in epoca feudale stante la sempre maggiore circolazione dei beni e la maggiore richiesta di manufatti e prepara il capitalismo industriale creandone le condizioni in maniera importante, come in Inghilterra tramite il lavoro domestico, o in modo meno visibile, come in Italia. Mercanti e banchieri, accumulando ingenti fortune, si trasformano lentamente in imprenditori ed industriali.
Artigianato:Le corporazioni organizzavano il lavoro artigiano in modo da soddisfare i bisogni di un mercato stabile; quando la domanda di beni si fa più vivace alcuni artigiani ne superano i limiti espandendo la propria attività grazie all’aiuto delle tecnologie e al ricorso a lavoro salariato inaugurando un vero spirito capitalistico.
Imprenditoria:Gli imprenditori sono uomini nuovi provenienti da strati sociali diversi che vogliono fare cose nuove in modi nuovi per espandere il proprio giro d’affari e la propria impresa, mossi dalla molla dell’accumulazione di profitto (poco consona ai ceti aristocratici ed ecclesiastici tradizionali). Il vero capitalismo (non quello speculativo dei banchieri e dei mercanti) è dell’imprenditore razionale orientato al guadagno d’impresa, continuativo e rinnovato per essere reinvestito. Weber dice che alla base dello spirito capitalistico sta una sorta di ascesi mondana di origine calvinista (dogma della predestinazione) per cui l’uomo con le sue azioni non può modificare le decisioni di un Dio onnipotente e deve quindi impegnarsi in attività produttive assidue lontane da ozi e lussi per arrivare alla salvezza eterna. Sono le virtù borghesi di operosità e risparmio nobilitate dal lavoro a formare una nuova classe dominante.
NASCITA DELLO STATO MODERNO. Lo stato feudale aveva una dimensione localistica con relativa debolezza dei poteri centrali e endemica situazione di guerra sfociante in una militarizzazione delle attività e delle spese. Gradatamente si è instaurato un potere sovrano più forte con la legittimazione dell’uso esclusivo della violenza e la nascita di uno stato moderno come regno (con l’eccezione delle città-stato di impronta mercantile). Il processo di pacificazione/unificazione di vaste aree vede la creazione di grandi eserciti, di apparati burocratici e di meccanismi capillari di monopolio fiscale. Lo stato avoca a sé il diritto di battere moneta, di amministrare la giustizia fondando il nucleo centrale del concetto di sovranità in cui il potere da assoluto diventa legittimo (stato di diritto) in cui chi obbedisce lo fa perché convinto che chi comanda abbia il titolo per farlo.
Lo stato di diritto è un’organizzazione politica in cui tutti gli organi dello stato ed ogni loro atto sono vincolati al rispetto della legge; la sovranità popolare si esprime attraverso un parlamento su base elettiva in cui vige il principio della separazione dei poteri.
Le trasformazioni di carattere economico e politico alle origini della società moderna sono causa e conseguenza di altre trasformazioni culturali, le più importanti sono l’individualismo e il razionalismo.
Individualismo è il valore dominante della libertà di autorealizzazione dell’individuo garantito soltanto dall’avvento della società moderna, anche se presente in nuce nell’antichità del pensiero occidentale. L’uomo viene apprezzato per le caratteristiche che lo distinguono dagli altri rendendolo un esemplare unico dotato di uno status acquisito (diverso dallo status ascritto presente alla nascita) in base ai suoi meriti e alle sue capacità. Costui è padrone della sua esistenza, è libero di scegliere il proprio destino, è responsabile delle sue scelte di fronte agli altri e alla sua coscienza; in campo religioso può vivere un rapporto immediato con la divinità, in campo economico può disporre della sua proprietà, in campo politico può esprimere opinioni, associarsi e partecipare alla gestione del potere di governo. Alla base del valore dell’individuo stanno i valori di eguaglianza e libertà, col solo vincolo del rispetto della libertà altrui: alla base dell’individualismo moderno sono i concetti di diritto naturale (originari della specie umana e non concessi da qualcuno) e di contratto sociale (patto stabilito tra uomini liberi che si associano per dar vita a uno stato).
Razionalismo. La ragione diventa solo in epoca moderna un valore sociale dominante: l’uomo è dotato della facoltà di perseguire la ricerca della verità sostituendo alla fede la ragione mediante il processo di razionalizzazione (trasformazione degli ordini sociali) e la razionalità (attributo specifico dell’azione umana). Weber ha centrato i suoi studi sul processo di razionalizzazione; questo ha investito globalmente i sistemi di credenze, le strutture familiari, gli ordinamenti giuridici, politici ed economici. Solo in Occidente il sistema di credenze trascendente ha permesso un approccio alla realtà naturale vista come oggettiva e manipolabile dalla volontà umana grazie alla scienza. Il concetto di razionalità postula che l’uomo è dotato della capacità di agire in modo coerente coi valori che ha scelto e di agire nel modo più efficiente ed efficace per realizzare i fini che si è prefissato.


Il sistema delle corporazioni entra in crisi con l'affermarsi dello spirito del capitalismo;

infatti quando la domanda di mercato si fa più vivace si infrangono i vincoli posti dalle corporazioni.

giovedì 6 dicembre 2007

Primo capitolo-Che cosìè la sociologia

Nel primo capitolo viene presentata la sociologia come scienza sociale che supera i limiti del sapere comune,patrimonio di ognuono per potersi orientare nella vita sociale.

Devo dire che il mio modo di vedere le cose è molto cambiato dopo aver studiato questo capitolo,poichè ben spiega la differenza tra scienza e senso comune,e di conseguenza sarebbe buona cosa non costruirsi idee,ideologie e orientamenti politici soltanto sulle basi di una conoscenza oserei dire striminzita, ossia sulle idee di massa,bensì formarsi su dei dati oggettivi,di esperienza non solo comune,quanto più personale.

Riassumendo:
Sapere sociologico comune: ognuno, per il fatto di nascere e vivere in una società, ha un sapere su come si svolgono i rapporti sociali indispensabile per sopravvivere nella rete delle relazioni in termini di aspettative e comportamenti. Questo sapere ha dei limiti: è legato alla nostra esperienza diretta circoscritta, al presente e all’esperienza altrui talvolta deformata.
Sociologia: scienza sociale; formula interrogativi sulla base di una riflessione teorica e cerca risposte sulla base di informazioni raccolte sistematicamente, senza poter fornire certezze assolute, ma solo relative esposte a critiche e revisioni.
Sociologia (Σ) è lo studio scientifico della società e nasce contemporaneamente alla nascita dello stato nazionale moderno (XIX° secolo) affiancandosi ad una serie di scienze sociali quali l’economia, le scienze politiche, l’antropologia, la psicologia sociale, la filosofia.
La Σ si differenzia da tutte queste mediante :
- Soluzione gerarchica (Comte) in cui le viene assegnato il posto più elevato perché è il risultato finale dell’evoluzione delle conoscenze umane, dalla fisica alle scienze sociali, producendo la sintesi più ampia.
- Soluzione residuale (Runciman) in cui le viene affidato lo studio di tutto ciò che non è o non è ancora oggetto di altre scienze sociali specializzate.
- Soluzione analitica o formale (Simmel) in cui al centro è lo studio delle forme pure di relazione e non l’infinita varietà dei fenomeni sociali; diventa la grammatica e la geometria della società.
Σ definizione tautologica: insieme delle ricerche di coloro che si riconoscono e sono riconosciuti da altri come sociologi, con confini operativi sfumati e mutevoli nel tempo.
Origini:La Σ nasce, come tutte le scienze sociali, per l’avvento di tre rivoluzioni: scientifica (estensione allo studio dell’uomo, della società e della cultura gli stessi principi del metodo scientifico applicato alla natura),( industriale) analisi delle modificazioni indotte dallo sviluppo di società basate su modelli di interrelazione fondati su elementi di tipo economico), francese (studio dei nuovi rapporti tra individui e gruppi sociali dopo la caduta di un ordinamento politico assolutista).
Paradigmi scientifici di Kuhn: assunti di base di natura teorica e metodologica su cui una comunità di scienziati sviluppa un consenso accettato dai suoi membri, con la possibilità che da una pluralità di paradigmi in competizione uno tenda a prevalere.
- Paradigma dell’ordine. L’ordine sociale, prima degli eventi rivoluzionari, appariva assicurato dalla credenza in un potere trascendente religioso o naturale al di fuori della società. Ora invece era in meccanismi o processi interni all’organismo sociale, che fossero semplicemente lo stato (Hobbes, patto di soggezione tra individui) o il mercato (Smith, mano invisibile che regola gli scambi) oppure veri organismi in cui le parti siano interconnesse da una rete di relazioni di dipendenza. Spencer e Comte vedono nelle società un equilibrio dinamico tra le sue parti in competizione tra loro in vista di un ottimale adattamento a un ambiente in trasformazione con meccanismi di differenziazione e di divisione del lavoro. Questa (Simmel) fa in modo che compiti e funzioni siano svolti da organi specializzati all’interno della società; ogni individuo diventa diversificato e necessita di interazioni con gli altri per garantirsi la sopravvivenza. Per Durkheim il vincolo di solidarietà delle società moderne (dove prevale la divisione del lavoro) è interno, organico, fondato su interdipendenze tra funzioni individuali e di gruppo. Per Tonnies invece organica è una società in cui i rapporti sono di intimità e condivisione di valori, mentre la società moderna è una costruzione artificiale e convenzionale composta da individui isolati che perseguono ognuno il proprio interesse rapportandosi solo per scopi utilitaristici.
- Paradigma del conflitto. Marx dice che i rapporti sociali fondamentali si instaurano nella sfera della produzione di beni e servizi generando interessi antagonistici fra i componenti delle classi contrapposte. Weber estende il conflitto dalla lotta di classe, ovvero dalla sfera economica, a vari aspetti sociali, quali la politica, il diritto, la religione, il prestigio: per lui il conflitto è la condizione fisiologica della società, non solo non la disgrega, ma crea strutture istituzionali (gli ordinamenti sociali) che esprimono i rapporti di forza consolidati che regolano i conflitti stessi. Il conflitto genera sia ordine che mutamento: l’ordine è l’assetto temporaneo, il mutamento è la genesi di nuove istituzioni. La società è l’insieme dei conflitti e delle istituzioni che si intrecciano su piani e in sfere diverse.
- Paradigma della struttura. I comportamenti umani si spiegano riconducendoli alle coordinate sociali in cui si manifestano. Ognuno nasce in un mondo sociale preformato di cui assume i valori e le regole seguendo un percorso largamente prevedibile. Durkheim teorizza che la società venga prima degli individui e che i fatti sociali si spieghino solo con altri fatti sociali e non con la personalità degli individui. Esistono sempre spiegazioni strutturali ai comportamenti degli individui. E’ la società che seleziona e forma gli individui a ricoprire ruoli e posizioni sociali.
- Paradigma dell’azione. Weber sostiene che per spiegare i fenomeni sociali bisogna sempre ricondurli ad atteggiamenti e comportamenti individuali di cui bisogna cogliere il significato per l’attore. Principi del paradigma dell’azione sono due: l’individualismo metodologico (i fattori macroscopici vanno ricondotti ad azioni individuali, non si possono imputare azioni ad entità astratte o ad attori collettivi) e le motivazioni dell’attore (ognuno ha un senso intenzionato, una capacità di compiere scelte e dare senso alle proprie azioni nell’ambito dei vincoli contestuali). Il massimo grado di comprensione di un’azione si ha nel caso di azioni razionali, distinte per razionalità strumentale o teleologica e razionalità di valore o assiologica (conforme a scelte valutative operate dall’attore come criterio assoluto di orientamento). L’uomo non è un essere razionale, ma è capace di agire razionalmente, avvicinandosi o discostandosi dal modello dell’azione razionale in base a proprie scelte valutative e motivazionali.
Compatibilità tra paradigmi di struttura e azione: il primo vede nella società l’elemento della costrizione e gli individui come esseri che devono adattarsi alle circostanze imposte; il secondo concede spazio all’attore, che può scegliere diversi corsi di azione, pur vincolati. Le strutture sociali sono aggregati di azioni consolidate nel tempo, modificabili da altre azioni. Esistono effetti non intenzionali, desiderabili o no, che producono strutture istituzionali non volute intenzionalmente, ma che costituiscono un vincolo alle azioni degli individui. I due paradigmi dunque sarebbero incompatibili solo se estremizzati (condizionamento deterministico dei comportamenti umani da parte della struttura sociale o individuo attore svincolato dall’esterno).
Teoria: corpus di concetti generalizzati, logicamente interdipendenti, dotati di un riferimento empirico. Molte teorie sono così astratte da non consentire traduzioni empiriche osservabili e misurabili, se non per singole proposizioni da essa ricavate. Una teoria è empiricamente rilevante se da essa si possono ricavare congetture passibili di confutazione. Il campo della Σ deve quindi orientarsi verso teorie di medio raggio, il cui ambito di applicazione si limiti a fenomeni specifici entro coordinate spazio-temporali definite.
Le ricerche possono essere descrittive (su opinioni o atteggiamenti, con minima rilevanza teorica) o esplicative (verifica di un’ipotesi teorica tra variabili dipendenti e indipendenti) spesso in relazione o successione. La teoria alimenta la ricerca, la quale retroagisce sulla teoria ponendole nuovi interrogativi. La teoria senza ricerca empirica è vuota, la ricerca senza teoria è cieca.

Considerato uno dei fondatori della sociologia, Emile Durkheim affrontò lo studio della società e dei gruppi sociali avvalendosi di metodi scientifici; sostenne che gli individui sono il prodotto di forze sociali complesse e devono essere studiati nel contesto della società di appartenenza. Durkheim sottolineò inoltre come la mancata integrazione degli individui nella società sia una delle cause fondamentali del suicidio.

sabato 24 novembre 2007

E' davvero una sensazione particolare; osservare la società con occhi diversi.
Da quando mi sto appassionando alla prospettiva sociologica qualcosa in me stessa è cambiato,mi sento più operante,più curiosa,ogni scusa è buona per osservare...
Guardo la gente per strada e conto...diade,triade...osservo...gruppo primario,secondario,interazione diretta,indiretta...guardo la società che cammina e si muove,ed è bello poter interpretare, in un certo senso,...è un gioco bellissimo!
Anche il mio modo di pensare e di ragionare sta cambiando,man mano i vari pregiudizi che avevo stanno affievolendo,perchè sto imparando a non costruire l'altro secondo il mio modello di vita.
E pensare che questa facoltà era stata inizialmente un'alternativa,ma la sociologia non è un'alternativa,e sta diventando una parte importante della mia vita.

La sociologia


La sociologia è una scienza emersa nel XIX secolo come risposta accademica ai cambiamenti della modernità: quanto più il mondo diventava piccolo ed integrato, tanto più l'esperienza delle persone del mondo diveniva parcellizzata e dispersiva. I sociologi speravano non solo di capire che cosa univa i gruppi sociali, ma anche di sviluppare un "antidoto" alla disgregazione sociale.
Oggi i sociologi indirizzano la ricerca su aspetti macrostrutturali, come
sistema sociale, funzione, classe sociale, genere ed istituzioni come la famiglia; sulla devianza o la rottura di strutture sociali (quali possono ad esempio essere il crimine rispetto al sistema di valori prevalente ed il divorzio per la famiglia); si interessano parallelamente di microprocessi come le interazioni personali.
Spesso i sociologi utilizzano
metodi quantitativi nella ricerca sociale per descrivere le relazioni sociali mediante modelli e sviluppare schemi interpretativi che possano aiutare a prevedere i cambiamenti sociali e le risposte a essi. Altre branche della sociologia ritengono che i metodi qualitativi, come interviste tematiche, gruppi di discussione e metodi etnografici, permettano una migliore comprensione dei processi sociali.

SociologicaMENTE

« La società è come un'onda. L'onda si muove in avanti, ma resta immobile la massa d'acqua di cui essa è composta. La stessa particella non s'innalza dal fondo fino alla cima. La sua unità è solo fenomenica. »
(
Ralph Waldo Emerson, Fiducia in se stessi)